L’inversione di tendenza sull’occupazione, delineata dall’Istat pochi giorni fa, è confermata dai dati ‘veri’ (ovvero basati su un campione stabile di 21.500 occupati e 3.370 datori di lavoro nella provincia di Modena) forniti dall’Ufficio studi Lapam Confartigianato. L’aumento nei primi sei mesi del 2015 è dell’1.3%, grazie a un balzo dell’1,7% dei contratti a tempo indeterminato, mentre calano contestualmente i contratti a tempo determinato (-1,5%). L’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale dei contratti di lavoro passa dall’88,5% del 31 dicembre 2014 all’88,8% del 30 giugno 2015, con un aumento in termini assoluti dello 0,3%.
“Aumenta l’occupazione in genere e, insieme, l’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale, mentre calano quelli a termine. Di certo su questo dato contano gli incentivi e la conseguente stabilizzazione da parte dei datori di lavoro – sottolinea il presidente generale Lapam, Erio Luigi Munari – incentivi che durano per l’anno 2015 e che devono diventare permanenti. Questo segnale, ancora debole e da rafforzare, richiede però un intervento più robusto sul costo del lavoro: se con questi incentivi tutto sommato non così evidenti si riescono a recuperare posti di lavoro, quanto si potrà crescere calando in modo consistente il cuneo fiscale?”.
I dati per settori sono molto interessanti: il saldo positivo nell’occupazione si registra su alimentazione, autotrasporto, commercio, edilizia, grafica e meccanica; un saldo stabile su cartotecnica, chimica, gomma/plastica, legno e panificatori, mentre il saldo è negativo per moda, ceramica e turismo.
“La manifattura cresce in alcuni settori – puntualizza Munari -, che erano già pronti per la ripresa (meccanica) o erano calati in modo talmente pesante da far intuire una piccola ripresa (edilizia), mentre calano la moda, per effetto delle sanzioni alla Russia che incidono in modo pesante sul nostro territorio, e la ceramica che sta stabilizzando i volumi di produzione. Da sottolineare la crescita dell’alimentazione, che abitualmente cresce di più nel secondo semestre (forse qui incide l’effetto Expo), mentre cala il turismo, con ogni probabilità per l’effetto dei voucher che permettono di reperire manodopera per brevi periodi, anche se la stagione estiva potrebbe far cambiare questi numeri”.
Altri dati di crescita molto significativi vengono da due settori: l’artigianato in senso lato, che cresce del 2,3% e il sociale, che ha una crescita importante (-3,1%). Tra l’altro crescono i ‘colletti bianchi’ (impiegati a +0,7%) ma in modo maggiore le tute blu (operai +1,7%) e, ancora, crescono sia i maschi (+1,8%) che le femmine (+0,8%).
“La crescita dell’artigianato denota quello che diciamo da sempre: questo settore non è alla fine, anzi è quello che può agganciare e irrobustire la ripresa, grazie alla flessibilità e alla grande capacità di adattamento delle imprese artigiane – prosegue il presidente Lapam -. Il sociale cresce come spazio economico vero e proprio: in una fase di continua spending review pubblica, il privato diventa protagonista nell’erogazione di servizi. E poi il dato degli operai è molto confortante: significa che il manifatturiero ha un futuro, che occorre sostenere, per dare una concreta speranza al nostro territorio”.
L’ultimo commento di Munari è di scenario: “Le imprese dimostrano, una volta di più, di essere pronte a cogliere ogni minimo segnale di ripresa, approfittando anche degli incentivi. Ma la politica ha il compito di fare molto di più e di agire in modo incisivo per sostenere questa timida ripresa. Occorre far sì che il sistema paese si muova in modo coerente e dia agli imprenditori le risposte necessarie; la ripresa è ancora toppo fragile e se non ci saranno iniziative strutturali questo aumento dell’occupazione sarà soltanto un fuoco di paglia”.