«Ci lascia sempre più sbalorditi il comportamento dell’assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna: fa e disfa in piena solitudine al chiuso dei suoi uffici, calando dall’alto provvedimenti quanto meno discutibili se non altro nel merito. Credo sarebbe più opportuno e di certo molto più proficuo, come attesta la firma al Patto per il Lavoro, un confronto costante con le parti sociali che non sono ‘nemici’, ma preziosi alleati in un processo di riforma.
L’assessore aggredisce con forza l’annoso problema delle liste di attesa (ricordo che sono anni che la Uil denuncia questa ‘ingiustizia’ a detrimento di cittadini in ogni sede istituzionale, proponendo in modo contestuale soluzioni) e fa approvare in Giunta una raffica di interventi scardinandoli però dal contesto generale.
Già perché se è vero, come è vero, che tra le soluzioni anti liste di attesa c’è l’apertura degli ambulatori il sabato, la domenica e anche la sera, chiedo all’assessore con quale personale? A tutt’oggi la nostra sanità si regge sugli straordinari del personale del comparto (infermieri e operatori socio-sanitari). Straordinari (da 42 ore e più a settimana) che ormai sono strutturali e che hanno un peso specifico sul bilancio. Un dato su tutti: a Parma nel 2014 si è speso 1milione e 700mila euro in straordinari per infermieri e operatori socio-sanitari: se dividiamo il 1.700mila euro per 15 euro lordi l’ora, risultano 121mila ore di straordinario. Facendo le dovute proporzioni nelle altre province emerge come, in regione, all’appello manchino ben 1.500-2.000 operatori. Per garantite le aperture extra, l’assessore pensa ad una precettazione in massa e perenne dei lavoratori?
E non basta: Roma annuncia 10 miliardi di tagli nella sanità. Ebbene dobbiamo aspettarci che per vedersi garantito il diritto alla salute in tempi civili, i cittadini emiliano-romagnoli dovranno dotarsi di carta di credito e polizze private? E i pensionati, già alle strette, cosa devono fare accendere dei mutui?».