Il presidente dell’Inps Tito Boeri sarà domani mattina a Bologna per partecipare al Comitato Inps regionale. I segretari dei tre sindacati dei pensionati Spi-Cgil Fnp-Cisl e Uil-Uilp consegneranno a Boeri la seguente lettera aperta.
Al Presidente dell’Inps
Tito Boeri
Gentile Presidente,
Le scriviamo a nome di Giovanni, Antonio, Daniela, Franca, Maria, Giuliano, Vittorio, Luisa… pensionati e pensionate emiliano-romagnoli e di tutte le altre regioni d’Italia.
Da Presidente dell’Inps, Lei si sta occupando attivamente non solo del funzionamento dell’Istituto, ma anche di Politica previdenziale, avanzando riflessioni e proposte di intervento sull’attuale assetto, quello delineato dalla Riforma Fornero e che ha determinato iniquità, disagi, incertezze a migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Ci permetterà di proporle alcune nostre riflessioni, anche se siamo sicuri di porre temi e argomenti a Lei già noti. La stragrande maggioranza dei Giovanni, Antonio, Luisa, Franca…, dopo un vita di lavoro, “gode” di pensioni che consentono appena una vita dignitosa: nella nostra regione i pensionati e le pensionate che prendono più di 3.000 euro lordi al mese sono poco più del 5% del totale, mentre non arriva a 1.000 euro lorde al mese, il 35,05%.
Sono dati del tutto coerenti con quelli nazionali che Lei ha giustamente citato qualche giorno fa e pongono in modo esplicito il problema del meccanismo di rivalutazione delle pensioni ripetutamente messo in discussione dai provvedimenti degli ultimi governi Berlusconi e Monti.
Dunque pensioni basse, spesso troppo basse e per di più, pensioni che pagano tasse alte, più alte che per gli altri contribuenti, ai quali è riconosciuta una no tax area maggiore. Il fisco italiano incassa ogni anno circa 43 miliardi di euro dalle pensioni, come NON avviene in molti altri Paesi europei: l’aliquota media che da noi è poco sopra il 20%, nella Germania del rigore è dello 0,2%, nella Gran Bretagna di Cameron è del 7,2%, in Francia del 5,2%, in Spagna del 9,5%.. Il risultato è presto detto: Giovanni, pensionato italiano da 1.500 euro lorde mensili, lascia al fisco poco più di 4.000 euro all’anno; Franz, pensionato tedesco, lascia 39 euro! E per di più. Giovanni, Antonio, Franca, Daniela… si impegnano nei Centri sociali, sono l’ossatura del volontariato e della promozione sociale, turano le falle del welfare sui servizi educatici e scolastici come su quelli dell’assistenza. Temi che non la chiamano in causa direttamente, ma che non possono non costituire elementi importanti di riferimento per qualsiasi discussione.
La recente sentenza della Corte Costituzionale sul blocco della perequazione, ha chiarito – speriamo una volta per tutte – che ci sono punti essenziali che la previdenza deve rispettare, a partire dalla necessità di garantire una vita dignitosa: sappiamo che i pensionati e le pensionate sono molto numerosi e”costano”. Ma sappiamo anche insieme a Lei, che il bilancio Inps regge grazie ai contributi dei lavoratori dipendenti e che i buchi hanno altre origini: l’evasione contributiva, a partire da quella praticata dallo Stato che non versa i contributi per i dipendenti pubblici e poi i deficit cronici delle casse di categoria e il peso dell’assistenza che vale oltre 40 miliardi annui e che non c’entra nulla con la previdenza. Su tutto questo il ruolo della Presidenza dell’Istituto può e deve essere di tuttto rilievo.
L’ineffabile proff.sa Fornero, ci accusa di portare via risorse ai giovani: ma dei risparmi ottenuti con la sua riforma, quanto è andato ai giovani?
Caro Presidente, non commetta l’errore di ignorare questo popolo e di gestire il Suo mandato solo in una logica di efficienza: le scelte della passata gestione (sui Cud, sugli ObisM…) sono sembrate e sono state vissute come vessatorie da tantissimi pensionati; la Sua insistenza sulla necessità di riportare tutte le pensioni, comprese quelle già in essere, al sistema contributivo crea un serio allarme; il richiamo alla necessità di chiedere un contributo alle pensioni (e agli stipendi) “alte”, va in una giusta direzione, ma per favore, non definisca alte pensioni da 2.500 euro lorde che diventano 1.800 nette: non sono queste le pensioni “d’oro”.
Riscopra piuttosto il valore del confronto, della discussione, delle decisioni condivise, sottoscrivendo uno specifico protocollo di relazioni con il sindacato pensionati: del resto l’Inps appartiene ai lavoratori, ai pensionati, al Paese intero.
Buon lavoro.
I Segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil Emilia Romagna Bruno Pizzica, Loris Cavalletti, Rosanna Benazzi