Con queste parole Ciro Donnarumma, della Segreteria regionale della Cisl esprime alcune perplessità del sindacato di via Milazzo sul processo di attuazione delle norme che incidono sulla salute e sicurezza sul lavoro. Provvedimenti, questi ultimi, che andrebbero a penalizzare “i lavoratori più deboli e meno garantiti sul piano contrattuale”. Tra questi, ad esempio, è previsto che ai prestatori di lavoro accessorio (i lavoratori a voucher, che operano in gran numero nel settore agricolo) non vengano più forniti, da parte dei datori di lavoro, i dispositivi di protezione individuale (scarpe anti – infortunistiche, guanti ecc.). Dispositivi che dovranno acquistare da soli, benché risultino a tutti gli effetti lavoratori dipendenti.
“In Emilia Romagna, nel 2014, sono stati vendute ben 8.786.440 ore di lavoro sotto forma di voucher (+81% rispetto al 2013): siamo la seconda regione dopo la Lombardia a livello nazionale per l’uso di tale strumento. Si tratta in gran parte di giovani, di disoccupati e cassintegrati che cercano di arrotondare per sopravvivere. E’ importante che nella versione definitiva del decreto questa norma venga rivista con il ripristino dell’attuale situazione, in cui alle protezioni fa fronte il datore di lavoro”, continua Donnarumma.
“Anzi –continua il segretario Cisl – se si vuole estendere a tutti i lavoratori il sistema di tutele, come dichiarato dal Governo, sarebbe importante includere anche i lavoratori partite IVA. Infatti, attualmente, questa tipologia di lavoratori, anche quelli che lavorano per una sola azienda (magari in un cantiere edile, come “autonomi per finta”), non sono sottoposti a sorveglianza sanitaria, né hanno il diritto di ricevere dal committente la formazione e i dispositivi di protezione individuale. Occorre sanare questa situazione, ampliando le tutele a tutti i lavoratori economicamente dipendenti”.
Da qui l’appello della Cisl Emilia Romagna affinché la Regione e i parlamentari eletti in Emilia Romagna si facciano carico di intervenire nella stesura del decreto del Jobs Act. “La nostra è una regione in cui ogni anno sei persone su 1.000 si infortunano gravemente, cioè con assenze dal lavoro che superano 45 giorni, contro una media nazionale di quattro su 1.000. Dobbiamo fare del tema una priorità assoluta, gli infortuni e le malattie professionali sono un costo umano, sociale e produttivo che non possiamo più permetterci”, conclude il sindacalista.