Le tasse sugli immobili produttivi dividono l’Italia degli imprenditori. Il fisco colpisce capannoni, laboratori, strumenti di lavoro con una ‘giungla’ di aliquote diverse. Le più penalizzate sono le aziende dell’Umbria che, tra Imu e Tasi, subiscono un’aliquota del 10,34 per mille. Il trattamento migliore va invece alle imprese della Val d’Aosta che pagano un’aliquota dell’8,16 per mille. L’Emilia-Romagna si pone nella fascia medio bassa della classifica con una media del 9,90 per mille, mentre Reggio Emilia è leggermente al di sotto, con il 9.60 per mille.
Confartigianato Lapam ha tracciato una mappa delle aliquote di Imu e Tasi applicate dai Comuni italiani sugli immobili produttivi delle imprese.
Le elaborazioni dell’Ufficio studi Confartigianato Lapam su dati di ITWorking mostrano che l’aliquota media di Imu e Tasi è del 9,97 per mille (quindi superiore a quella della nostra provincia, sia pur di poco), ma con scostamenti molto significativi nelle diverse zone del Paese. E, quel che è più grave, tra il 2012 e il 2014, la tassazione sugli strumenti di lavoro delle imprese è aumentata del 18,4%, mentre nello stesso biennio le tasse sulle abitazioni principali sono diminuite del 10%. In media, in due anni ciascun imprenditore ha subito un aumento di 138 euro della pressione fiscale sugli immobili produttivi.
Nonostante le differenti aliquote, un po’ in tutta Italia il fisco colpisce pesantemente gli immobili d’impresa: secondo l’analisi di Confartigianato Lapam a livello nazionale il 24,1% dei comuni applica una tassazione alta con aliquote medie superiori o uguali al 10,60 per mille. Il 40,9% dei comuni applica una tassazione medio-alta con aliquote che oscillano tra il 9,10 e il 10,50 per mille. Il 26,2% dei comuni applica una tassazione medio-bassa, con aliquote comprese tra il 7,70 e il 9 per mille. Soltanto l’8,7 per cento dei comuni applica aliquote medie inferiori o uguali al 7,60 per mille.
Su laboratori, macchinari, capannoni si concentra un prelievo fiscale sempre più forte, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. E’ assurdo tassare gli immobili produttivi delle imprese come se fossero seconde case o beni di lusso. Come si può essere competitivi con una zavorra tanto pesante sulle spalle? Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote?