“Definire i contenuti del piano di assunzione e stabilizzazione dei precari della scuola nel modo più ampio ed equo possibile, risolvendo le criticità, nel rispetto dei principi costituzionali, del pronunciamento della Corte europea e dei fabbisogni di organico determinati sia dai posti vacanti che dalla riforma in itinere”. È questa la prima richiesta, indirizzata al Governo per tramite dei parlamentari modenesi, contenuta nell’ordine del giorno “Per una buona riforma della scuola” presentato dal Pd e approvato dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 28 maggio. Il documento è stato approvato con il voto favorevole del Pd, Sel e CambiaModena. Contraria Forza Italia, astenuti il Movimento 5 stelle, Per me Modena e Francesco Rocco del Pd.

L’ordine del giorno, illustrato da Grazia Baracchi, chiede inoltre ai parlamentari di sostenere la necessità di “mantenere il più possibile aperto il dibattito pubblico sulla riforma, coinvolgendo docenti, studenti, genitori e amministratori locali; sollecitare il Governo a continuare il confronto con i sindacati della scuola, come dichiarato dal Presidente del Consiglio dopo lo sciopero del 5 maggio; portare avanti la richiesta di escludere dai vincoli del Patto di stabilità gli investimenti sulla scuola”.

Nella stessa seduta sono stati presentati altri due ordini del giorno sulla riforma della scuola, da Per me Modena e dal Movimento 5 stelle, entrambi respinti dall’assemblea.

Presentato dal capogruppo Domenico Campana, il documento di Per me Modena chiedeva di modificare il piano di assunzione dei precari, “integrando le categorie ora indebitamente escluse”, ridurre i margini di discrezionalità del dirigente scolastico, eliminare la previsione di detrazioni per le iscrizioni alle scuole paritarie. L’ordine del giorno ha ottenuto il voto a favore di Per me Modena, M5s, Sel e Francesco Rocco (Pd).

Chiedeva invece il ritiro del disegno di legge sulla “Buona scuola” l’ordine del giorno presentato da Elisabetta Scardozzi per il M5s che sollecitava anche “l’apertura di un ampio confronto con chi vive la scuola in prima persona in modo da affrontare le vere esigenze del sistema scolastico italiano”. Il documento ha ottenuto il voto favorevole di M5s, Per me Modena e Sel.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Numerosi gli interventi dei consiglieri prima dell’approvazione dell’ordine del giorno

Nella seduta del Consiglio comunale di Modena, giovedì 28 maggio, il dibattito che ha portato all’approvazione dell’ordine del giorno “Per una buona riforma della scuola”, proposto dal Pd, è stato aperto da Chiara Susanna Pacchioni. La consigliera Pd si è espressa a favore della riforma, “ambiziosa e coraggiosa. Un progetto che introduce temi nuovi e che prevede anche un importante investimento di quattro miliardi di euro, che sarà in larga misura impiegato per la più grande assunzione di precari che sia mai stata fatta ma anche per la formazione dei docenti. Una misura che avrà ricadute positive sugli studenti perché la stabilizzazione favorisce la continuità e questo accresce il livello dell’istruzione”.

Simona Arletti ha evidenziato che “dopo anni nei quali la scuola è stata massacrata dai tagli, finalmente si torna a investire”, bisogna però prendere atto della fortissima mobilitazione unitaria del 5 maggio che “segnala una serie di criticità su cui riflettere. Per questo penso che sarebbe stato più positivo aprire un confronto più approfondito, dal basso, e darsi più tempo. Continuiamo, anche con l’ordine del giorno, a sostenere un dialogo che possa ampliare il consenso”. Carmelo De Lillo ha voluto sottolineare, come aspetto essenziale della riforma, il fatto che il Piano dell’offerta formativa (Pof) di ogni istituto sarà prodotto dal collegio docenti e sottoposto al consiglio d’istituto, dove i genitori sono una componente importante “cui finalmente viene riconosciuto un ruolo fondamentale per il buon funzionamento della scuola. Questo – ha continuato il consigliere – aumenta il livello di partecipazione e qualifica l’offerta formativa”. Del Pof ha parlato anche Grazia Baracchi sottolineando, come elemento di novità, anche il fatto che “da annuale diventa triennale, permettendo tempi più distesi che aiutano sia l’insegnamento che l’apprendimento. Inoltre, nella riforma hanno un ruolo anche gli enti locali, perché quando si creano reti di scuole, sono gli enti locali a coordinarle lavorando per un progettualità il più possibile condivisa e adeguata alla realtà territoriale”. La consigliera è intervenuta anche sul sistema di valutazione che va intesa “nel senso più avanzato, come giudizio di valore in vista di un’azione, un monitoraggio su punti di forza e criticità sulle quali lavorare per migliorare”.

Per Francesco Rocco invece la riforma “ha avuto una partenza sbagliata: per mettere in regola i precari sarebbe bastato un decreto legge”. Rocco, che si è detto deluso dall’impostazione della riforma, “che non mi aspettavo da un governo di centro-sinistra”, si è poi soffermato sull’apprendistato “che rischia di creare manovalanza per il lavoro minorile” e sul buono scuola per le paritarie, sottolineando che “le scuole private vanno pagate da chi le frequenta e non con la fiscalità generale”. Diego Lenzini ha invece puntato l’attenzione sul fatto che la scuola italiana “non prepara al mondo del lavoro. Oggi l’alternanza scuola-lavoro si fa, però non funziona. La riforma aumenta molto le ore di stage in azienda che si faranno sia in quarta che in quinta, e inoltre individua un metodo. E questo sicuramente ha il merito di dare un impulso alla soluzione del problema”.

Intervenendo sul tema delle assunzioni dei precari, Antonio Carpentieri ha affermato che “non bisogna mettere sullo stesso piano percorsi formativi diversi: c’è un tema di uguaglianza e giustizia tra questi lavoratori. Entra in ruolo per primo chi ha maturato diritto giuridico. Prima o poi bisognerà voltare pagina rispetto al passato”. Il consigliere ha poi ricordato che, oltre agli insegnanti, “protagonisti della scuola sono anche le famiglie e i bambini, che auspicano un servizio diverso di continuità didattica che oggi manca”. Secondo Fabio Poggi è fondamentale partire dal presupposto che la riforma scuola è indispensabile. “Questa non è stata accolta in modo diverso dalle precedenti ma, come sottolineiamo nel nostro ordine del giorno, il percorso è stato avviato con presupposti importanti, come gli investimenti e le stabilizzazioni. Riconosciamo le complessità del percorso, sia nel merito che nel metodo, e per questo invitiamo a tenere aperto dibattito”.

Per il Movimento 5 stelle Elisabetta Scardozzi ha affermato che “tutti sentiamo il bisogno di una riforma della scuola ma non di questa riforma. La “Buona scuola” nasce per sanare il precariato, e per questo bastava un decreto, ma elimina solo i precari in graduatoria senza peraltro considerare il fabbisogno reale della scuola alla quale mancheranno comunque docenti di italiano e matematica”. La consigliera ha poi contestato che il progetto sia nato dall’ascolto delle proposte chieste anche attraverso la rete: “Il Governo, forse ha ascoltato ma non ha recepito le proposte che sono state avanzate. E allora che senso ha l’ascolto?”. Anche secondo Mario Bussetti “non c’è stata alcuna condivisione. Il fatto che il 75 per cento degli insegnanti abbia manifestato contrarietà significa che il governo non è stato in grado di accogliere le indicazioni che ha ricevuto”.

Per Antonio Montanini di CambiaModena nel nostro Paese “è  molto difficile accettare le riforme anche perchè le situazioni si sono incancrenite e gli interessi consolidati. Di riforma della scuola sento parlare da quando ero ragazzino ma ancora non si è vista e questo ha generato disfunzioni. Questo progetto per me è già stato troppo edulcorato ma è sempre meglio una riforma imperfetta che una non approvata”.

Secondo Marco Cugusi di Sel, “quello di cui abbiamo paura non sono le riforme ma le controriforme perché la logica non è dare maggiori opportunità ma produrre profitti. A chi, come me, sostiene che la scuola pubblica è fondamentale la “Buona scuola” di Renzi non piace per niente. Bisogna riaprire la discussione con le parti sociali, con sindacati delle famiglie e  degli insegnanti scesi in piazza per dire no a questa riforma. Se vogliamo una buona scuola dobbiamo metterci le risorse perché sia elemento di crescita sociale, civile ed economica”.

Domenico Campana (Per me Modena) ha affermato che la riforma è “il risultato di una scarsa discussione generale ma esprime anche una grande mancanza di progettualità: c’è una forma di azzardo, si dice intanto partiamo, poi se c’è da aggiustare in corsa aggiusteremo. Quando si parla di scuola invece tutti gli strati della società devono sentire di essere coinvolti, ci deve essere una discussione profonda che coinvolga tutta la società civile. Una reazione forte c’è stata, e dovremmo esserne tutti contenti, ma anche la protesta manifesta una debolezza e cioè la mancanza totale dell’intervento degli intellettuali”.