“Vince la professionalità. Grazie anche alla nostra azione a livello locale e nazionale come Lapam Confartigianato – spiega Giancarlo Santunione, presidente della categoria Benessere di Lapam -, siamo riusciti a contrastare efficacemente la previsione di abbattimento della durata della formazione per l’acconciatura previsto dal Disegno di Legge concorrenza, mantenendo quindi i requisiti della precedente Legge 174/2005. In pratica – sottolinea il presidente Lapam Benessere – la formazione resta un caposaldo della professione e non ci saranno sconti”.

Tra le norme contenute nel Disegno di Legge, approvato dal Consiglio dei Ministri, non figurano quelle che avrebbero modificato la disciplina dell’attività di acconciatore, come previsto nella prima bozza.

Confartigianato Lapam aveva sottolineato la necessità di tenere conto delle elevate professionalità e competenze richieste agli operatori del settore, che svolgono la propria attività a diretto contatto con il corpo del cliente, nonché di una corretta collocazione dell’acconciatore all’interno della cultura del benessere. “Un aspetto non secondario – rimarca Santunione – se si considera questa che figura professionale non deve più semplicemente eseguire un buon taglio di capelli, ma contribuisce alla formazione dell’immagine, quale elemento fondamentale dello status di benessere psico-fisico, come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. I programmi dei corsi formativi regionali mostrano infatti un approccio multidisciplinare che, oltre alle materie strettamente tecniche, prevede lo studio di elementi di anatomia e fisiologia, cosmesi, epidemiologia, igiene, sicurezza negli ambienti di lavoro, smaltimento rifiuti, privacy, responsabilità connesse all’attività ed altro ancora. A questo va aggiunto lo sviluppo della tecnologia e le nuove esigenze della clientela che determinano nuovi bisogni formativi”.

Dopo questo risultato, che va preservato, l’associazione è impegnata nel campo dell’estetica per valorizzare anche in questo ambito i requisiti formativi, sostenendo la necessità di includere la specializzazione in un percorso di istruzione secondaria riconosciuto. “Il mantenimento degli adeguati livelli di qualificazione – conclude Santunione – rappresenta per tutte le professioni del benessere anche la condizione minima necessaria per contrastare la diffusa concorrenza sleale, fatta da abusivi che erogano servizi non qualificati al minor costo possibile, con prevedibili effetti negativi sulla salute del consumatore e sulle imprese corrette che investono e rispettano i requisiti igienico sanitari”.