Sono già in venti le prime “cicogne”, come si sono chiamate queste persone organizzate, che hanno dato vita a un nuovo gruppo di pressione civile nell’Appennino reggiano: il Comitato “Salviamo le Cicogne”.
“Esprimiamo grande preoccupazione in merito all’ipotetica chiusura del punto nascite dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne’ Monti – spiega la presidente, la villaminozzese Elisabetta Paroli affiancata da un gruppo aperto in prevalenza fatto di donne, ma non solo -. Se questo avvenisse sarebbe una grandissima perdita. Attraverso il Comitato, registrato in Comune, intendiamo informarci, confrontarci, creare opinione e, naturalmente, chiedere chiarezza e trasparenza alle istituzioni prima che qualsiasi decisione possa piovere dall’alto”.
A chi vi rivolgete?
“Ci rivolgiamo alla Regione Emilia Romagna: il Patto Stato-Regioni del 2010 definiva la chiusura dei punti nascita che registrano parti al di sotto del limite minimo dei 500, chiedendo il mantenimento dello stesso in virtù di eccezioni alla chiusura per territori disagiati come previsto dallo stesso Patto, come il nostro appunto! Alla Provincia di Reggio Emilia chiediamo di attivarsi presso la stessa Regione per sostenere il mantenimento e la riqualificazione del reparto ostetrico ginecologico dell’Ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne’ Monti essendo presidio indispensabile per il futuro delle popolazioni della Montagna Reggiana. Ai sindaci dell’ Unione dei Comuni dell’Appennino Reggiano chiediamo di rendersi portavoce e di rappresentare presso gli Enti preposti questa istanza”.
La vostra esperienza da dove parte?
“Alcune settimane fa abbiamo aperto una pagina su Facebook ‘Salviamo le cicogne di Montagna’ – spiegano le fondatrici del Comitato -. Senza promozioni di sorta abbiamo ottenuto un grande apprezzamento e costante confronto che è giusto indirizzare verso una riflessione condivisa e di segno opposto a quanto allarmisticamente ci viene detto dai vertici dell’Asl”.
Il comitato, che è aperto e apolitico, ha tra le sue mission un’imponente raccolta firme, partirà nei prossimi giorni (presso negozi e mercati, maggiori info sulla pagina Facebook), per poter fare sentire la nostra voce agli Enti. Quindi di avviare assemblee a tema sul territorio illustrando le motivazioni per cui la popolazione d’Appennino ritiene importante confermare e rafforzare la presenza del punto nascite a Castelnovo ne’ Monti, comprese anche assemblee. Inoltre, il comitato si prefigge la collaborazione più totale, anche se su binari diversi, con le amministrazioni locali, al fine di raggiungere l’obiettivo comune.
“E’ importante per la popolazione della montagna nel suo complesso poter far sentire quanto prima e con chiarezza la nostra voce – riprende la presidente Paroli – di qui l’invito a firmare in maniera rapida. Ci rivolgiamo anche ai tanti turisti occasionali e non, che frequentano la nostra montagna, e per i quali la presenza di un ospedale, con anche il punto nascita, conferisce ‘una certa serenità’”.
Perché ostetricia per l’Appennino è per voi un presidio irrinunciabile?
“Quella per il nostro ospedale è una battaglia combattuta egregiamente sino a pochi anni fa. Ora siamo di nuovo daccapo. Il reparto di ostetricia e ginecologia è estremamente importante a Castelnovo ne’ Monti, e deve essere tutelato in quanto indispensabile per un territorio disagiato come il nostro; copre infatti una area vastissima, con località e frazioni che distano dal più vicino Ospedale di Reggio Emilia (su cui verranno dirottati i parti in caso di chiusura del reparto) oltre i 70 km di strada che prevedono tempi di percorrenza in condizioni climatiche favorevoli di oltre 1 ora e 40 minuti mettendo a rischio cosi l’incolumità delle pazienti e dei nascituri. Le misure alternative che si propongono (partorire in città) non offrono la tanto ostentata sicurezza”.
E sulla qualità?
“Partorire a Castelnovo significa potere disporre di una sorta di familiarità, di intimità che riteniamo molto importante per una donna, in un momento delicato della sua vita. In merito alla sicurezza delle partorienti ricordiamo la stretta collaborazione col Santa Maria Nuova di Reggio Emilia già in essere, grazie anche alla turnazione di professionisti. Quindi la recente ristrutturazione già conclusa. In Appennino si deve potere nascere e non solo morire”.
E’ possibile contattare e iscriversi al Comitato attraverso la pagina Facebook “Salviamo le Cicogne di Montagna”, oppure contattandone i membri all’indirizzo mail cicognemontagna@gmail.com.