“Nella giungla normativa in cui sono costretti a lavorare i piccoli imprenditori italiani, la vicenda dell’etichettatura alimentare rischia di diventare un esempio eccellente di come non si amministra un paese”. Commenta così William Toni, presidente Lapam Alimentazione, il quadro sanzionatorio relativo alle nuove norme in materia di etichettatura alimentare.
Tutto comincia quando entra in vigore il nuovo regolamento europeo sull’etichettatura alimentare, quello che ha cancellato l’obbligo di indicazione dello stabilimento di produzione dei prodotti, mettendo a rischio quei tanti, vitali legami che uniscono il territorio a tecniche di lavorazione che si tramandano da intere generazioni. Il risultato è stato un immediato vespaio di polemiche, con Lapam Confartigianato a chiedere fin da subito che venissero armonizzate le nuove norme comunitarie con quelle già esistenti nel nostro Paese e che venisse pubblicato immediatamente il nuovo quadro sanzionatorio. Niente di fatto, si è continuato a pubblicare note e circolari senza confronto con le parti in gioco. Poi il 6 marzo il Ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato una circolare con una tabella di concordanza delle sanzioni, riproponendo per “analogia” le stesse multe della vecchia norma italiana. Una mossa anticostituzionale, priva del necessario valore di legge e che di fatto permetterebbe alle imprese sanzionate di fare ricorso e vincerlo.
Il risultato è il caos in cui sono costrette a lavorare oggi le imprese dell’alimentare.
“In questo periodo – ha denunciato William Toni, presidente di Lapam Confartigianato Alimentazione Modena e Reggio – sul nostro settore stanno cadendo tante di quelle tegole che non si riescono più a sopportare. Se il regolamento europeo nasceva dalla volontà di semplificare il quadro normativo e aggiornare le regole del settore, il recepimento da parte dell’Italia ha creato soltanto polemiche e problemi alle imprese. Sentiamo tanto parlare di semplificazione ma non si va in questa direzione. Invece di semplificare sembra vengano creati dei veri e propri mostri soltanto perché non c’è ascolto e confronto tra le parti. Continuano a pubblicare leggi fatte male e a diffondere circolari che, a leggerle, ci si capisce ancora meno. E questo non è il modo per permettere agli imprenditori di lavorare”.
Lapam continuerà a far pressione per fare chiarezza su tutta la vicenda, chiedendo il rispetto delle regole e, di conseguenza, un nuovo quadro sanzionatorio realmente applicabile, che rispetti le leggi e la Costituzione italiana, restando naturalmente a disposizione degli enti preposti al controllo per una collaborazione e un confronto.