Non si lascia andare a facili entusiasmi, ma la Cisl di Modena giudica comunque positivi i dati diffusi ieri dal Ministero del Lavoro sui 79 mila contratti a tempo indeterminato registrati nel primo bimestre 2015 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. «Bisogna valutare con attenzione, attendiamo ancora i dati relativi alla nostra provincia per capire gli effetti a livello locale – afferma Domenico Chiatto, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale Cisl – In ogni caso per l’80 per cento dei casi si tratta di stabilizzazione e/o conversione di contratti atipici, precari o a tempo determinato. Anche se non possiamo parlare di nuova occupazione, è comunque positivo che alcune decine di migliaia di lavoratori abbiano finalmente un contratto nazionale e un integrativo, con i relativi diritti, dal welfare alla mensa aziendale. Non solo, queste persone possono chiedere un mutuo alla banca perché sono in grado di consegnare la busta paga di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato». Pur giudicando questo un primo aspetto positivo, il sindacalista Cisl sottolinea però che occorre migliorare aspetti della normativa sul contratto a tutele crescenti che non vanno bene rispetto alle disciplina dei licenziamenti, che vanno riportati alle previsioni dei ccnl. Inoltre bisogna fare attenzione che gli incentivi (8.060 euro annui) previsti dalla legge di Stabilità a favore delle imprese che assumono, non “droghino” temporaneamente il mercato del lavoro. «Soprattutto occorre completare il Jobs act, in particolare – spiega Chiatto – i decreti attuativi sulla riduzione delle tipologie contrattuali, con la promessa abolizione dei contratti a progetto e delle forme di lavoro più precarie, la riforma degli ammortizzatori sociali e il riordino dei centri per l’impiego in modo che favoriscano più efficacemente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro». Quanto a una ripresa economica più solida e duratura, per rimettere in moto la capacità di spesa delle famiglie e la domanda interna a sostegno della produzione, per la Cisl è indispensabile un massiccio intervento di riduzione del prelievo fiscale sui lavoratori e pensionati, anche attraverso una maggiore tassazione dei patrimoni più consistenti. «La battaglia per un fisco più equo, nella quale speriamo di non essere soli, si affianca a quella per chiedere nuove politiche industriali, l’alleggerimento burocratico e il riordino istituzionale. Solo così – conclude Chiatto – possiamo cogliere i vantaggi della massiccia iniezione finanziaria messa in campo dalla Bce con il Quantitative Easing».