Serve sempre più cibo, di qualità e coltivato rispettando l’ambiente. Con 50 miliardi annui di produzione agricola, dei quali circa il 9% realizzati in Emilia-Romagna, e 740mila imprese iscritte alla Camera di Commercio (l’8% sono emiliano-romagnole) l’agricoltura italiana è al 12° posto nel mondo (con solo lo 0,3% della superficie agricola mondiale), ma deve fare i conti con un saldo negativo di 7 miliardi di euro: questo significa che importiamo più di quanto produciamo, mentre ci sarebbe spazio per un incremento della produzione di ben il 20%. La nostra agricoltura subisce la crisi in modo pesante: oggi la superficie coltivata è di 12,2 milioni di ettari – il 18 per cento in meno rispetto a due decenni fa – il numero delle imprese e della forza lavoro è in calo, mentre si alza l’età degli addetti (solo il 12% ha meno di 35 anni).
In questo scenario difficile il “settore primario” è di fronte a una sfida enorme: produrre di più su meno ettari coltivati e in maniera più sostenibile. La ricetta vincente è una, sempre più praticata: creare vere e proprie “reti” di imprese agricole per fare fronte insieme a necessità comuni, come l’acquisto di mezzi tecnici e meccanici o lo scambio di manodopera; una strada seguita da circa 200mila aziende, oltre il 30% delle iscritte alle camere di commercio. E’ questo il risultato più evidente che emerge dall’8° Rapporto su Innovazione e sostenibilità della produzione agricola realizzato dall’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola, promosso da Agri2000. Il “fare rete” ed “essere connessi” è la strada giusta verso l’intensificazione sostenibile auspicata dalla FAO, l’unica in grado di creare occupazione anche per i giovani.
La situazione in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna sono 17.400 le aziende agricole che fanno rete: il 30% delle 58 mila complessive, in linea con il dato nazionale. L’unione fa la forza, insomma, ma anche la tecnologia fa la sua parte, visto che dal Rapporto emerge che l’utilizzo di strumenti informatici in agricoltura è sempre più diffuso: in regione usa lo smartphone o il tablet per lavoro il 60% delle aziende più grandi, con oltre 500mila euro di fatturato, e il 50% dei cerealicoltori, seguiti dagli ortofrutticoltori (37%).
Il rapporto 2014 rappresenta una fotografia fedele e completa dello stato di salute dell’agricoltura italiana e regionale. Nasce infatti da un’indagine realizzata su tutto il territorio nazionale attraverso 500 interviste valide ad un campione rappresentativo delle oltre 740mila imprese iscritte alle Camere di Commercio. In Emilia-Romagna sono state intervistate 102 aziende agricole campione, che ben rappresentano le 58mila complessive iscritte agli enti camerali: queste ultime sono le aziende maggiormente strutturate che realizzano il 95% del fatturato del settore e che occupano il 90% della superficie agricola regionale. Due i settori analizzati: quello dell’ortofrutta, che rappresenta il 45% del campione, e quello dei seminativi, il 55%.
Sostenibilità economica: il pilastro per raggiungere la sostenibilità ambientale
Sostenibilità economica e agricoltura sostenibile sono, quindi, strettamente connesse e creano un circolo virtuoso. In Emilia-Romagna le aziende agricole che scelgono di fare rete (il 31% nel settore dell’ortofrutta, il 30,4% nel settore dei seminativi) si aggregano in primis per abbattere i costi dei mezzi tecnici attraverso gruppi di acquisto, ma anche per acquistare e scambiare mezzi meccanici, scambiare manodopera e gestire in maniera associata il processo produttivo. La creazione di gruppi di aziende consente di realizzare fatturati importanti e, di conseguenza, di investire per lavorare con maggiore attenzione verso l’ambiente, anche attraverso l’adozione di strumenti tecnologici. Un esempio? Quello dell’acqua, per le implicazioni di sostenibilità, di efficacia e di costi legati alla produzione, rappresenta certamente uno dei temi più sentiti dai produttori agricoli, che nell’75,5% dei casi utilizzano sistemi di irrigazione nella propria azienda (il 90,5% nel settore ortofrutta e il 64,3% nei seminativi). I metodi “tecnologici” utilizzati (micro-irrigazione, a pioggia, sub-irrigazione, a scorrimento) testimoniano anche in questo caso l’attenzione a un utilizzo più sostenibile e meno dispersivo della risorsa acqua, così come una gestione oculata dell’irrigazione e della fertilizzazione (attraverso fertirrigazione, sistemi automatici di controllo dell’irrigazione, tensiometri, sensori di umidità del terreno). La micro-irrigazione è scelta nella grande maggioranza dei casi (83,3% nel settore ortofrutta, 25% settore seminativi), accompagnata dalla fertirrigazione (89,5% nel settore ortofrutta, 25% settore seminativi) che consente di rendere più efficiente il sistema di fertilizzazione, riducendo l’impiego di acqua e di concimi, ma anche le emissioni e l’inquinamento dell’azienda agricola.
La conclusione principale del Rapporto, dunque, è che la sostenibilità economica delle imprese agricole è prerequisito per un’attenzione alla sostenibilità ambientale: all’aumento della prima corrisponde una crescita della seconda. Un obiettivo che è anche un obbligo – come rilevato nel Rapporto dell’Osservatorio 2013 – sentito dagli imprenditori agricoli nei confronti delle generazioni future.