2agguato-1-3I Carabinieri del Nucleo Operativo di Imola, unitamente ai militari dell’Arma di Castel San Pietro Terme, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di G.D.M., ritenuto responsabile di tentato omicidio, detenzione e porto illecito di armi da sparo. L’uomo, 43enne di origine campana, residente a Castel San Pietro Terme è noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e associazione a delinquere di stampo mafioso (quest’ultimi riferibili agli anni ‘90 in provincia di Salerno).
La misura cautelare trae origine dall’attività investigativa condotta dall’Arma in seguito a un vero e proprio agguato avvenuto la sera del 1 marzo scorso in Via Di Vittorio a Castel San Pietro Terme, nei confronti di un 17enne incensurato, figlio di un noto pregiudicato di origine campana. Nella circostanza il G.D.M., a bordo di un’autovettura, avrebbe esploso numerosi colpi d’arma da fuoco (Cal. 7.65) all’indirizzo dell’auto condotta da un ragazzo maggiorenne e con a bordo il 17enne e la sua fidanzata minorenne.
Quella sera, un cittadino residente in Via Di Vittorio chiedeva l’intervento dei Carabinieri poiché aveva udito l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco, uno dei quali gli perforava la finestra del bagno della propria abitazione, fortunatamente, senza provocare feriti. Trattandosi di un piccolo imprenditore apparentemente estraneo a qualsiasi forma di richiesta estorsiva, i militari escludevano che l’evento potesse riferirsi a un atto intimidatorio nei suoi confronti, inoltre, dei 7 colpi sparati soltanto uno raggiungeva l’appartamento e questo avvalorava l’ipotesi di un fatto puramente accidentale.
Fin dalle prime battute, le indagini sono state indirizzate verso due pregiudicati del luogo (precedenti in materia di sostanze stupefacenti), uno dei quali sottoposto alla Sorveglianza Speciale di P.S. e padre di colui che è stato definito il vero obbiettivo dell’aggressione.

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Le perquisizioni domiciliari, pur non consentendo di raccogliere inequivocabili riferimenti sull’evento, confermavano i sospetti poiché a casa di uno dei due pregiudicati venivano trovati i figli dell’altro, il quale, a sua volta, pur mostrandosi all’oscuro dell’accaduto e sostenendo che la cosa fosse normale (in quanto l’uomo era considerato un amico di famiglia), lasciava trasparire che qualcosa fosse effettivamente avvenuto dicendo: “Ora vediamo chi si fa più male!”.

La mattina seguente, i Carabinieri venivano contattati da una donna che raccontava di aver trovato dei fori di proiettile sulla sua auto, una Citroen Xsara Picasso che la sera precedente era stata utilizzata dal figlio 19enne. I militari procedevano al sequestro del veicolo ed accompagnavano in caserma il ragazzo. Lo stesso, nonostante un’iniziale reticenza, ricostruiva in modo puntuale gli accadimenti della sera precedente denunciando che, mentre si trovava fermo in auto in Via di Vittorio, in prossimità dell’abitazione dell’amico minorenne, anch’egli seduto nel veicolo con la fidanzata, notava giungere a forte velocità una Renault Twingo con a bordo l’indagato. Su indicazione dell’amico, che aveva percepito la pericolosità del momento, aveva acceso il veicolo e si era dato alla fuga, venendo inseguito e raggiunto dal malintenzionato che, da solo ed alla guida dell’utilitaria, esplodeva alcuni colpi di arma da fuoco, uno dei quali provocava la frantumazione del lunotto posteriore. Riusciti a seminare l’aggressore, i tre giovani, miracolosamente illesi, chiedevano l’intervento di parenti e genitori per essere recuperati.

Nella stessa mattinata, scattate le ulteriori perquisizioni domiciliari nei confronti del principale indagato e dei suoi familiari, veniva rinvenuta e sequestrata la Renault Twingo. I due veicoli sono stati sottoposti ad accertamenti chimici e balistici da parte dei Carabinieri del R.I.S. di Parma che hanno confermato l’impiego della Renault Twingo da parte dell’autore, stante la rilevante presenza di sostanze chimiche derivanti dall’esplosione, la congruità con le possibili traiettorie di sparo e la dinamica descritta dal denunciante.
Le successive indagini, caratterizzate da un clima omertoso da parte delle stesse vittime (i due minori coinvolti sono stati deferiti per favoreggiamento personale), confermavano gli avvenimenti ricostruiti ed il coinvolgimento dei vari soggetti, anche se rimane ancora incerto il reale movente del delitto, certamente riferibile a screzi insorti tra i figli dei pregiudicati.
Di particolare rilievo, sotto il profilo della pericolosità sociale, è stato valutato dal Giudice per le Indagini Preliminari il comportamento sprezzate tenuto dall’indagato il 9 aprile scorso, quando, chiamato a rendere interrogatorio innanzi al P.M. (nel corso del quale si avvaleva della facoltà di non rispondere) si presentava presso la Procura della Repubblica con un coltello a serramanico in tasca, poi consegnato al personale di vigilanza e sequestrato dalla polizia giudiziaria che lo deferiva in stato di libertà per porto di armi ed oggetti atti ad offendere.
G.D.M. è stato condotto in carcere in attesa dell’interrogatorio di garanzia.