Non si arresta la crisi dell’edilizia, un comparto nel quale opera il 39,2% dell’artigianato italiano: a gennaio 2014 l’indice dell’attività edilizia destagionalizzato si attesta su un valore di 70,8 segnando una flessione dell’8,1% su base annua; il livello attuale è inferiore del 40,6% rispetto al picco pre crisi di luglio 2008. Il recupero del comparto non ancora si intravede: l’indice viaggia in prossimità del recente minimo storico di marzo 2013 rispetto al quale è superiore, infatti, di un modesto 0,4%.
“L’edilizia è il motore dell’economia, una cartina di tornasole che misura la salute del sistema, è quindi evidente che siamo ancora ben lontani dall’uscita dalla crisi”, così Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia Romagna commenta i dati contenuti nel rapporto di Confartigianato Edilizia-Anaepa.
Sul fronte degli investimenti in costruzioni nel IV trimestre 2013 si registra una flessione del 6,0%, che segna il secondo rallentamento consecutivo. Osservando i dati dal 2000 vediamo che il livello degli investimenti in questo trimestre rappresenta il picco minimo che risulta oltretutto inferiore del 15,5% rispetto al recente picco osservato nel I trimestre 2011 e sotto del 29,9% rispetto all’ultimo picco pre crisi osservato nel I trimestre 2008. Il dato del 2013 vede gli investimenti in costruzioni scendere del 6,7%, il calo più intenso tra le singole voci che compongono gli investimenti fissi lordi, di cui rappresentano oltretutto quasi la metà (49,9%). Le ultime previsioni del Governo contenute nel Documento di Economia e Finanza di aprile 2014 indicano per i diversi comparti dell’economia tempi ed intensità di recupero differenziate: in particolare gli investimenti fissi lordi in costruzioni nel 2014 sono attesi in calo dello 0,5% per poi ritornare stabilmente alla crescita a partire dal +1,7% nel 2015.
“La crisi delle costruzioni – prosegue Marco Granelli – influenza le condizioni di bassa crescita dell’economia italiana: nel 2013 il valore aggiunto reale del settore si attesta sui 60,2 miliardi di euro, inferiore di oltre un quarto, precisamente del 26,7%, rispetto al 2007. Servono misure forti che permettano al settore di ripartire”.
L’ANALISI TERRITORIALE
Al IV trimestre 2013 nell’Edilizia si contano 695.646 imprese, il 60,3% (419.638) delle quali sono imprese artigiane. Il dettaglio regionale evidenzia che in quindici territori le imprese del comparto sono per oltre la metà imprese artigiane. In particolare, spicca il Piemonte che rileva il 77,6% di imprese artigiane nel settore; segue la Valle d’Aosta (74,5%), l’Emilia-Romagna (72,7%), la Liguria (72,3%) e il Trentino-Alto Adige (71,5%). All’opposto, la regione dove si registra la più bassa incidenza è la Campania, dove è artigiana meno di un terzo (30,2%) delle imprese del settore; seguono, a distanza, il Lazio (41,9%), la Sicilia (42,8%), la Calabria (44,7%) e la Basilicata (48,9%).
L’analisi della dinamica al IV trimestre 2013, mostra una diminuzione consistente delle imprese artigiane nell’Edilizia che registrano una flessione del 3,9%, pari a 17.183 imprese in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A livello regionale, si osserva una diffusa e generalizzata dinamica negativa delle imprese artigiane dell’Edilizia, con flessioni superiori alla media (-3,9%) in tredici territori. Nel dettaglio, la Toscana è la regione che rileva la diminuzione più marcata di imprese artigiane, registrando un calo del 6,1% rispetto al IV trimestre 2012; segue l’Abruzzo (-5,5%), la Sicilia (-5,3%), la Liguria (-5,2%) e la Sardegna (-5,0%). Per contro, si osserva una maggiore tenuta delle imprese artigiane nell’Edilizia in Campania, che con una riduzione dello 0,1%, rileva il calo più contenuto, e nel Lazio che registra una diminuzione di imprese artigiane dello 0,9%; seguono il Trentino-Alto Adige (-1,6%), il Friuli-Venezia Giulia (-2,2%) e la Valle d’Aosta (-2,7%). L’Emilia Romagna si colloca in posizione intermedia con un calo del -3,6%.
Il dettaglio provinciale evidenzia, al IV trimestre 2013, una presenza di imprese artigiane superiore
alla media nazionale (60,3%) in 69 province su 105 e, tra queste, in diciannove province le imprese
artigiane rappresentano oltre tre quarti del comparto. Nello specifico, spiccano le province di Biella
(81,3%), Cuneo (80,9%), Vercelli (80,8%), Asti (80,0%) e Reggio Emilia (79,3%). All’opposto, le
incidenze più basse si rilevano nelle province di Caserta e di Napoli, dove meno di un quarto delle
imprese dell’Edilizia è artigiana, con un’incidenza rispettivamente del 22,9% e del 23,8%; seguono le province di Caltanissetta (28,6%), Agrigento (37,5%) e Roma (37,9%).
Al IV trimestre 2013 si osserva una dinamica positiva delle imprese artigiane nell’Edilizia soltanto in 3 territori su 105: in particolare spicca la provincia di Napoli che si attesta con un aumento delle imprese artigiane del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2012; seguono a distanza la provincia di Trieste, che registra un +0,9%, e quella di Roma che rileva una dinamica delle imprese artigiane sostanzialmente stabile, con un incremento dello 0,1%. Con flessioni meno intense, inferiori a metà di quella media, abbiamo Gorizia (-0,4%), Latina (-0,8%), Genova (-0,9%), Milano (-1,1%), Bolzano (-1,3%), Ancona e Trento (entrambe a -1,8%) e Modena (-1,9%).
Le flessioni più rilevanti si osservano per Imperia, dove si registra una significativa riduzione di imprese artigiane pari al -17,6%, e Lucca con il -12,1%, valori oltretutto più che doppi rispetto a quello medio. Seguono Caltanissetta (-7,9%), Como (-7,8%), Crotone (-7,3%), Pisa (-7,1%), Massa-Carrara (6,7%), Teramo (-6,6%), Novara e Verbano-Cusio Ossola (entrambe a -6,5%).
“In un contesto di crisi della domanda nelle costruzioni – spiega il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli – assumono una specifica centralità le politiche di incentivazione degli interventi per ristrutturazioni e per il risparmio energetico. L’indagine trimestrale sulla fiducia dei consumatori condotta dall’Istat evidenzia la crescita della quota di intervistati che manifestano l’intenzione nei prossimi 12 mesi di effettuare spese per la manutenzione straordinaria dell’abitazione. Sulla base di quei dati possiamo stimare che siano 1 milione 796 mila i proprietari di immobili orientati ad effettuare un intervento di manutenzione, per essere certi che questo avvenga serve una prospettiva concreta e stabile di riduzione della pressione fiscale, questa potrebbe rappresentare un ‘olio’ capace di far girare gli ‘ingranaggi’ degli incentivi fiscali”.