Il Consiglio comunale ha approvato la proposta di nulla osta in deroga agli strumenti urbanistici comunali per trasformare una parte della tenuta di Pavarotti in un complesso museale-espositivo. A favore della delibera, presentata lunedì 31 marzo dall’assessore Programmazione e gestione del territorio Gabriele Giacobazzi, hanno votato Pd, Udc e Modena Futura; contro FI-Pdl, Sel e El; si sono astenuti FdI, Ncd, Lega nord, Mpc e Msa.
La Casa Rossa, secondo la proposta progettuale avanzata al Comune di Modena dalla vedova di Pavarotti Nicoletta Mantovani sarebbe trasformata in “Casa Museo del Maestro”, mentre la struttura prefabbricata del maneggio della tenuta di stradello Nava verrebbe convertita in teatro multimediale.
Per FI-Pdl, Sandro Bellei si è detto “contrario a una simile apertura” sostanzialmente per due motivi: “Un simile museo sarebbe indegno alla figura del Maestro e non avrebbe le caratteristiche per richiamare molti turisti, inoltre non vedo perché accontentare chi non ha voluto un monumento per il Maestro, nemmeno di fronte a una decisione unanime del Consiglio”. Ugualmente, per Olga Vecchi “cambiare la destinazione d’uso dell’area è nell’interesse della famiglia e della Fondazione, ma il museo sarebbe puramente virtuale, non all’altezza di Pavarotti. La consigliera ha anche posto l’accento “sulle difficoltà di accessibilità e di un percorso turistico a vantaggio della città” invitando a subordinare “il consenso al cambio di destinazione d’uso all’assenso della famiglia al monumento per Pavarotti”.
Durante le dichiarazioni di voto, il capogruppo dell’Udc Gian Carlo Pellacani ha ricordato all’Aula che “non stiamo votando la realizzazione di un museo ma solo l’autorizzazione a un cambio di destinazione d’uso”. Il capogruppo di Modena futura ha annunciato voto favorevole. E per il Pd, Salvatore Cotrino ha sottolineato che la delibera rappresenta “un adeguamento delle norme amministrative per mettere nelle condizioni di realizzare l’opera offrendo l’opportunità di avere un luogo dedicato alla musica alla famiglia Pavarotti ma anche alla città intera”.
E Luigia Santoro di Ncd ha affermato: “Questa è un’operazione di marketing privato ma non mi sento di negare un’operazione che non avrà costi per la città e che mi auguro la porti al centro di una richiesta turistica, quindi mi asterrò”
Anche Michele Barcaiuolo di FdI, ha annunciato l’astensione “perché è doveroso riuscire a inquadrare uno dei personaggi più importanti del ‘900 valorizzando un’opportunità per tutta la città e immaginando qualcosa di diverso in cui l’Amministrazione sia protagonista, ma non si può negare a chi ne ha il diritto di fare quanto legittimo”.
Sergio Celloni di Mpc si è detto invece contrario “perché l’Amministrazione comunale deve stare attenta: la realizzazione di un museo deve avere un seguito e un ritorno per la città, andando avanti così proporrò di fare il museo della Fossalta; piuttosto pensiamo a un museo all’opera lirica non per forza vincolato alla famiglia di Pavarotti”.
Federico Ricci, capogruppo di Sel, ha espresso contrarietà “non tanto alla casa museo – anche se ci sarebbe da chiedersi se sia Modena, dove è nato, il luogo più opportuno per la casa museo di Pavarotti o il Principato di Monaco – ma al nulla osta in deroga agli strumenti urbanistici comunali”.
In sede di replica, l’assessore Giacobazzi ha osservato: “Quella casa è già un piccolo museo, oggi concediamo solo una destinazione d’uso, questo non risolve il problema di trovare una localizzazione a un vero museo. Né il Comune ha rinunciato al monumento per Pavarotti, infatti gli incontri tra i rappresentanti dei settori competenti e Nicoletta Mantovani stanno andando avanti”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha infine concluso che si tratta “di un atto strettamente amministrativo: per andare verso la realizzazione del museo occorre una destinazione urbanistica non prevista nell’area e lo strumento per farlo è o una variante urbanistica o un nulla osta in deroga motivato dall’interesse pubblico. Se respingiamo una domanda legittima presentata nei termini delle norme, dovremmo sostenere che non c’è l’interesse pubblico nel museo”.