Custode di oltre tredici secoli di storia, l’Archivio di Stato di Modena è uno dei 103 istituti archivistici dello stato presenti sul territorio nazionale. Conserva nel suo immenso patrimonio documentario, le carte della Casa d’Este, una delle dinastie preunitarie più rilevanti, grazie alla sua longevità.
Per scoprire la sua storia e i documenti preziosi che conserva è stata realizzata una pubblicazione dal titolo Tesori, e una mostra fotografica Senti la carta… che verranno presentate venerdì 13 dicembre alle ore 17.30 al Palazzo ducale Accademia militare di Modena . Interverranno Giuseppenicola Tota comandante dell’Accademia militare, Carla Di Francesco, Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna, Euride Fregni, Archivio di Stato di Modena, Vincenzo Vandelli, Progettisti associati Sassuolo, Vittorio Ferorelli, giornalista e scrittore e Roberto Vezzelli, Società cooperativa Bilanciai.
Dal 1862 l’Archivio di Stato di Modena ha profuso impegno nella salvaguardia e nell’inventariazione della documentazione custodita, per renderla al meglio fruibile ai numerosi studiosi che frequentano la sua sala di studio. Oggi tale impegno non appare più sufficiente e l’Archivio è chiamato ad attuare anche una forte azione di valorizzazione della documentazione.
Nell’ambito delle attività svolte e da svolgere, una parte non secondaria è costituita dal creare nuovi percorsi di visita dell’Archivio. Questo significa dare concretezza all’idea di un’istituzione che si faccia veramente conoscere da tutti i cittadini, tramite l’opera importantissima dei mezzi di comunicazione, che possono efficacemente divulgare l’unicità e la meraviglia dei tesori ivi conservati.
L’Archivio ha per sua caratteristica di dare consistenza al passato, ma non solo, passeggiando per i depositi è possibile “toccarlo”, respirarne l’odore. I secoli passati diventano reali, gli uomini che ci hanno preceduto sono lì presenti, nelle migliaia di carte che hanno scritto.
L’eccezionalità dell’Archivio di Stato di Modena, che ne fa un grande archivio europeo, è che, in quanto erede e custode di tutti gli archivi estensi, le sue carte sono in grado di raccontare anche la storia di tutti, quella storia medievale e moderna, che si studia nei manuali. Questo perché nell’Archivio segreto estense non c’è solo la storia dello stato, o la testimonianza degli avvenimenti che nel corso dei secoli hanno coinvolto la famiglia d’Este, direttamente o indirettamente. Tramite i loro inviati, gli Estensi tennero aperta sul mondo conosciuto o in via di esplorazione, una vera e propria finestra che permetteva loro di ricevere informazioni sulle esplorazioni geografiche e sugli accadimenti delle corti europee. Una simile raccolta di informazioni storiche non può rimanere patrimonio di pochi ed è invece opportuno che venga divulgata e fatta conoscere ai più.
A questo fine si è proceduto a realizzare una pubblicazione, che pur nella sua veste “agile” e divulgativa costituisce un punto di partenza per la valorizzazione dei tesori anche presso un pubblico non specialistico.
A monte di questa operazione è stato necessario procedere alla realizzazione di un’ estesa campagna fotografica dell’edificio esterno, delle splendide sale e dei preziosi documenti, testimonianza dei tesori conservati e del lavoro dell’uomo nel tempo.
Dall’esame di questa bellissima raccolta prodotta da Giorgio Giliberti, è emersa prepotente l’idea di realizzare una mostra fotografica Senti la carta… di grande fascino che lascia intravedere il passare inesorabile del tempo fra le carte, un passaggio che modifica, sfuma i colori, cambia le consistenze delle carte che l’uomo cerca a tutti i costi di preservare proprio dalle offese dei giorni che si susseguono.
Collegare l’idea di mostra al calendario realizzato dalla Società cooperativa Bilanciai con scadenza annuale, è stato il passo successivo.
La Società cooperativa Bilanciai, infatti, si è da tempo segnalata sul territorio per l’attenzione alla promozione della conoscenza dei Beni culturali. Questa sensibilità l’ha declinata in molti modi diversi, oltre alla realizzazione di questo specifico strumento di pronta conoscenza sia del patrimonio artistico del territorio che… del passare del tempo – negli anni ha sempre avuto e mantenuto come partner la Biblioteca Estense Universitaria e l’IBC, Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna -.
Per quanto riguarda l’edizione 2014 del calendario, la Società cooperativa Bilanciai ha concordato il suo intervento, comprendendo nell’operazione di promozione dell’Archivio di Stato di Modena un sostegno alla stampa delle trenta fotografie, che costituiscono sia il calendario che la mostra fotografica al Palazzo ducale di Modena, e un sostegno alla realizzazione della mostra stessa.
La mostra, terminato il periodo di esposizione al Palazzo ducale Accademia militare, verrà trasferita definitivamente negli spazi dell’Archivio di Stato stesso, creando un elemento d’arredo, di conoscenza e di valore artistico.
È ora visitabile dal 13 dicembre al 7 gennaio tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
Il 24 ed il 31 dicembre solo dalle 10 alle 12. La mostra rimarrà chiusa il 25 dicembre e il 1° gennaio.
Per informazioni Archivio di Stato di Modena tel 059.230549 as-mo@beniculturali.it
Giorgio Giliberti
Giorgio Giliberti nasce a S. Prospero di Modena. È fotografo ormai da oltre trent’anni. Dopo le prime esperienze come fotoreporter ha sviluppato la sua attività operando nel campo della pubblicità, della moda, dell’industria e dell’editoria d’arte. Pubblica le sue opere in sinergia con importanti istituzioni del territorio, sia pubbliche che private (www.gilibertifotografia.it).
Suoi sono gli scatti che svelano la Rocca, storico monumento di proprietà della Fondazione di Vignola. Lunga e affettuosa è la collaborazione con Società Cooperativa Bilanciai che ha permesso la realizzazione dei bellissimi libri fotografici sulle città europee. Fruttuoso e importante il lavoro che ha svolto per IBC, l’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna.
Gli istanti della Festa del racconto di Carpi sono stati per ben quattro edizioni documentati dagli scatti di Giorgio Giliberti. Le più importanti riviste di fotografia hanno pubblicato e recensito le sue immagini, che hanno suscitato l’interesse della critica.
Tra le collaborazioni di Giorgio Giliberti un posto di primo piano lo ha quella con la Cooperativa Bilanciai di Campogalliano, a cui appartiene una preziosa tradizione di promozione culturale (ricordiamo il Museo della Bilancia, l’ incarico conferito a Luigi Veronesi che arricchisce l’ esterno visibile della sede aziendale di una delle ultime opere del grande artista) con cui il fotografo modenese ha trovato una felice sintonia.
Dopo quella prima importante collaborazione ne sono venute altre, inclusa quella con IBC, già menzionata, e poi un calendario dedicato al museo contadino realizzato da Ettore Guatelli sulle colline parmensi. Un libro di racconti e foto d’autore sui paesaggi della nostra regione, destinato a un progetto di scambio culturale con l’Università dell’Avana. E altri progetti ancora verranno, intanto Giliberti continua a camminare per i luoghi dell’Emilia-Romagna, in cerca di immagini di un mondo che non vuole dimenticare, trasformandosi in una sorte di protettivo genius loci dei paesaggi urbani, ma anche della natura.
L a storia
L’Archivio di Stato di Modena deve la sua particolare fisionomia alla singolare longevità e continuità della dinastia d’Este (poi d’Austria – Este) e alla circostanza che gli Estensi, quando dovettero abbandonare Ferrara e trasferire a Modena la capitale dei loro Stati, nel 1598, vi trasferirono altresì pressoché intatte le proprie tradizioni di famiglia, di amministrazione e di governo e, pressoché integro, il relativo patrimonio archivistico. Questo patrimonio- che continuò a crescere a Modena praticamente senza alcuna cesura apprezzabile e che, ancora nel secolo XIX, trovò un diretto prolungamento in quello formatosi durante il dominio austro-estense – può considerarsi il nucleo costitutivo dell’Archivio di Stato; il quale di conseguenza, per la parte preunitaria, si presenta in primo luogo come il depositario della storia degli Estensi e del loro principato. A questa fondamentale unità storica – istituzionale non corrispose però un organismo archivistico unitario, ma una pluralità di luoghi di conservazione dei fondi archivistici statali.
L’attuale Archivio di Stato, chiamato dapprincipio governativo, nacque appunto, nel 1862, dalla concentrazione della quasi totalità di questi fondi nell’edificio in cui ne è tuttora la sede, articolato in due sezioni distinte, l’una detta “diplomatica” e accentrata attorno a quello che era stato il Reale Archivio Segreto, l’altra detta “di deposito” e costituita dal rimanente materiale.
In seguito l’Archivio continuò ad accrescersi grazie ai versamenti dei nuovi organi statali. Oggi nel suo complesso la documentazione consta di oltre 200 fondi, occupando circa 30 km lineari, suddivisi in 94 locali di deposito su 128 vani complessivi, all’interno di un edificio di 8.500 mq, elevato su sette livelli.