Una revisione della normativa sull’immigrazione e l’asilo politico a partire dalla legge Bossi/Fini. È quanto chiede l’ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale di Modena nella seduta di mercoledì 13 novembre. Il documento, sottoscritto da Pd, Idv e gruppo Misto, è stato approvato con il voto favorevole dei gruppi proponenti e quello contrario di Pdl e Lega nord. Nella stessa seduta è stato respinto (con il voto contrario di Pd, Idv e gruppo Misto) un ordine del giorno di sostegno alla legge Bossi/Fini presentato dalla Lega nord.
Presentando il documento per la cancellazione della legge Bossi/Fini, Grazia Baracchi (Pd) ha affermato che «di fronte all’immane tragedia di Lampedusa è ora che tutti, Europa compresa, affrontino il problema dell’immigrazione. È inaccettabile che i sopravvissuti di Lampedusa, per la maggior parte profughi e richiedenti asilo, siano stati indagati per immigrazione clandestina. È necessario – ha proseguito la consigliera – che l’Italia si doti di una legge organica sullo status di rifugiato: leggi adeguate garantirebbero infatti di tutelare meglio i profughi e di colpire con più efficacia i trafficanti. Per questo però è doveroso che si muova anche l’Europa perché il nostro paese è solo una porta per l’immigrazione».
«La sinistra vuole strumentalizzare un’immane tragedia» ha sostenuto Stefano Corti, illustrando l’ordine del giorno della Lega nord: «Non vedo perché chi entra illegalmente nel nostro paese non debba essere indagato. Noi stiamo solo cercando di fronteggiare un’invasione usando metodi democratici, in altri paesi europei sparano. Dovrebbero essere le nostre ambasciate e i consolati a fare preselezione per capire chi ha diritto d’asilo, ma non lo fanno e allora meglio chiuderle, sarebbe almeno un risparmio».
Secondo Sergio Pederzini (Idv) la legge Bossi/Fini «non ha prodotto grandi risultati nel contrastare l’immigrazione clandestina. È vero che bisognerebbe aiutare i migranti nel loro paese d’origine ma questo non si può fare con chi fugge da una guerra, che va invece accolto. Come è vero che c’è bisogno di nuove norme sull’immigrazione che coinvolgano tutti i paesi europei perché noi siamo solo l’ingresso non la meta delle migrazioni». Per Fausto Cigni (Pd) la Bossi/Fini «è un fallimento totale perché è una legge razzista e soprattutto inapplicabile. Oltre a una legislazione europea servono anche interventi che fermino le guerre che devastano i paesi di partenza». Il consigliere ha poi proposto di presentare un ordine del giorno unitario del Consiglio sui punti condivisi da tutti da portare in Parlamento. La proposta è stata apprezzata da Dante Mazzi (Pdl) che però poi ha osservato che «prendere le mosse da Lampedusa per parlare della Bossi/Fini non è accettabile perché si scatena sempre solo uno scontro ideologico. Il problema che deve essere affrontato sono le guerre nei paesi d’origine, e questa è una questione che non riguarda solo l’Italia, perché noi siamo il portierato ma il condominio è tutta l’Europa, ma appunto l’Unione europea e anche l’Onu che dovrebbe farsi carico di andare a prendere chi vuole lasciare territori di guerra e di morte». Anche Denis Zavatti (Lega nord) ha condiviso la proposta di Cigni sottolineando poi che «la Lega ha paura dell’immigrazione clandestina non dell’immigrazione in quanto tale e che il problema della legge Bossi/Fini è che non viene applicata. È possibile che abbia delle pecche ma non deve essere abolita».
Per Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) sul piano ideale lo scontro non è risolvibile «perché c’è chi, come me, ritiene l’immigrazione un valore e chi invece la considera una minaccia. Ma sul piano concreto è necessaria una legge europea per coordinare tutti gli interventi nazionali e adesso che abbiamo un ministro come Cecile Kyenge le chiediamo di affrontare il tema con la massima solerzia». L’Italia, con una disoccupazione giovanile che sfiora il 40 per cento, «non ha bisogno di immigrati» secondo Livio Degliesposti (Lega nord) per il quale «si è anche scoperto che l’80 per cento dei migranti richiedenti asilo non si trovava in realtà nella condizione di rifugiato».