aceto_balsamico_tradizionaleIl 4 maggio 1860Vittorio Emanuele II, in visita ufficiale, salutava dal balcone del Palazzo Ducale il popolo modenese. Il sovrano rimase molto colpito dal Balsamico Tradizionale trovato nei sottotetti del Palazzo, tanto da ordinare il trasferimento in Piemonte, nel regio castello di Moncalieri, delle ultime botti della famosa acetaia del Duca, residuo “dei 36 barili custoditi nel terzo torrione del palazzo ducale verso S. Domenico” come citano antichi testi. Di quelle botti non si ebbe più notizia.

Martedì 19 marzo, dopo 153 anni, una batteria di Aceto Balsamico Tradizionale della Consorteria di Spilamberto sarà ricollocata nell’antica dimora estense, nello stesso torrione settentrionale del palazzo: un primo passo simbolico verso il ripristino dell’antica acetaia ducale.

L’iniziativa è resa possibile dalla collaborazione tra la Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale e l’Accademia Militare di Modena: alle 11.00 presso la Sala della Stringa, alla presenza del sindaco Giorgio Pighi e delle autorità cittadine, la botte più piccola di una batteria di sei vaselliverrà marchiata con lo stemma dell’Accademia, prima di essere messa a dimora nel torrione.

Questo evento simbolicofa rivivere e valorizza la storia e le tradizioni della città e ricostruisce un pezzo importante del nostro passato.

L’amore degli Estensi per il Balsamico è noto: un intero torrione del Palazzo Ducale – quello settentrionale, appunto – venne adibito alla sua produzione e affinamento: si compilavano libri e registri contabili in entrata e uscita per sapere sempre l’esatta quantità di mosto che doveva servire per “accomodare” l’acetaia.

Sia il Duca Francesco I d’Este che il suo predecessore Cesare controllavano sempre il consumo che si faceva a corte tramite un ‘ordinario’ sul quale venivano annotate le quantità usate da ogni singola persona.Nel 1796 l’allora duca Ercole III d’Este venne deposto da Napoleone Bonaparte e dovette fuggire da Modena portandosi via gran parte delle botti e delle bottigliette; delle restanti se ne appropriò proprio Vittorio Emanuele II.

Terminò così la storia dell’Aceto Ducale, ma fortunatamente non quella del Balsamico Tradizionale:le famiglie modenesi continuarono a tramandare questo patrimonio e a renderlo vero e proprio orgoglio della nostra terra, tant’è che inizialmente non se ne faceva commercio. Ogni famiglia lo produceva e lo custodiva gelosamente nelle proprie botti per poi donarlo alle persone di riguardo oarricchire la dote delle figlie, usanza che si è tramandata fino ad oggi.