reduci-formiginesiIn apertura dei lavori del Consiglio comunale dello scorso 7 marzo si è tenuta, in una sala consiliare gremita, la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore ai reduci formiginesi della seconda guerra mondiale, alla presenza delle massime autorità cittadine, dei rappresentanti delle associazioni partigiane e della confederazione delle associazioni combattentistiche e del gruppo formiginese dell’associazione nazionale Alpini.

Una cerimonia semplice ma toccante, dove non sono mancati momenti di profonda commozione: tra il pubblico erano infatti presenti molti familiari, compresi giovani nipoti che hanno potuto toccare con mano la storia vissuta dai loro nonni/bisnonni. “In un momento così difficile come quello che stiamo attraversando – hanno detto il Sindaco Franco Richeldi e il Presidente del Consiglio comunale Guido Gilli – abbiamo bisogno di speranza, di forza e di coraggio. Quei valori e quei sentimenti che voi reduci avete e che i nostri alpini incarnano”.

Dopo la proiezione di un video relativo alla onorificenza conferita al Quirinale ai cittadini formiginesi Valter Bondi e Oreste Misley quali ex internati militari italiani nei campi di concentramento della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’ambito delle celebrazioni sulla Giornata della Memoria, sono state consegnate sulle note dell’Inno di Mameli, le medaglie d’onore a Valter Bondi, Attilio Camerini, Ezio Melioli, Oreste Misley, Gino Pagliani, Marino Roveda e Armido Toni.

“E’ stata una cerimonia indimenticabile – hanno detto i vertici del gruppo formiginese degli alpini – e di questo vogliamo ringraziare l’Amministrazione e il Consiglio comunale per aver voluto e reso possibile questo riconoscimento manifestando sentimenti di comprensione e rispetto per le sofferenze inflitte ai nostri “giovani” in un tragico periodo storico della nostra Patria. A distanza di quasi 70 anni, la comunità formiginese ha confermato, con solennità e con tanto affetto, che non sono stati dimenticati. E uno di loro, con gli occhi lucidi ha detto subito “Adès à pòss anch murìr”, quasi liberandosi da un peso di umiliazioni e sofferenze patite e mai riconosciute”.