Il Comune di Modena ha aderito al Patto di Pavia che impegna le città della Pianura Padana a realizzare una serie di azioni strutturali e programmatiche per la promozione della mobilità sostenibile e sicura da Torino a Bologna. Il documento, deliberato dalla Giunta modenese,è stato realizzato dal Comune di Pavia e dal Coordinamento Nazionale Agende 21 italiane e vede l’Amministrazione Comunale di Modena tra i primi firmatari insieme a Milano, Torino, Bologna, Udine e Reggio Emilia.
La Pianura Padana è al centro dei collegamenti per il trasporto di persone e merci tra l’Italia e l’Europa, oltre ad essere un’area densamente popolata e industrializzata, per questo motivo è una delle aree a maggiore inquinamento atmosferico. Il Patto di Pavia propone alle amministrazione di formare un coordinamento in cui progettare e sperimentare nuove soluzioni con l’impegno di andare nella direzione di un miglioramento delle condizioni di vita e salute dei suoi abitanti.
Le proposte operative su cui i comuni aderenti si confronteranno periodicamente riguardano: gli interventi urbanistici e strutturali per ridurre la mobilità privata; la promozione della mobilità sostenibile e alternativa all’auto; gli interventi per la riduzione delle emissioni in atmosfera come la sostituzione dei veicoli maggiormente inquinanti e gli incentivi per l’acquisto di auto a bassa emissione; promozione di sani stili di vita con campagne informative ed eventi per valorizzare la mobilità dolce e la definizione di un sistema di sorveglianza sanitaria dell’area della Pianura Padana.
“Per la prima volta si ragiona su area vasta, inserendo nel coordinamento città appartenenti a diverse regioni” commenta Simona Arletti, assessore all’Ambiente del Comune di Modena. “Soltanto in questo modo si potranno sperimentare soluzioni veramente efficaci per la riduzione dell’inquinamento atmosferico e il conseguente miglioramento delle condizioni di salute dei nostri cittadini. Le Amministrazioni aderenti potranno acquisire il peso necessario per raccordarsi con il sistema delle imprese, le parti sociali, i sindacati e il Governo per chiedere un nuovo e più moderno quadro legislativo generale e un piano nazionale di risanamento dell’intera macroarea”.