Legambiente giudica molto preoccupante la situazione di limbo e progressivo indebolimento in cui è entrato il Parco del Delta del Po negli ultimi mesi. Diversi i segnali di smobilitazione lanciati nell’ultimo anno, da parte delle istituzioni regionali e locali.
La provincia di Ravenna ha deciso di recente, in modo unilaterale, di non versare la sua quota associativa nel Parco, dopo che lo scorso anno aveva dato segnali di voler scindere la gestione dell’area protette nei territori ferraresi e ravennati. Un precedente pericoloso e irresponsabile che rischia di dare il la ad una fuga di tutti gli enti locali.
Ad oggi, dopo mesi dall’approvazione della nuova legge regionale di riordino delle aree protette, ancora non è stato approvato lo statuto del Parco.
La regione ha tagliato complessivamente 520.000 euro, di cui 420.000 euro per la gestione operativa delle valli. Tali fondi risultano necessari non tanto per la gestione dell’area protetta ma quanto per la gestione idraulica delle valli e per le progettualità e per i lavori di quelle aree.
Insomma, una situazione che nel caso migliore denota un assenza di regia e coordinamento tra istituzioni, regione, province contermini e comuni. Nel caso peggiore lascia pensare ad una volontà sotterranea di indebolire sempre più la principale area protetta della regione.
Scelte comunque intollerabili secondo Legambiente. Di fatto l’area deltizia rappresenta una delle principali bellezze naturali della regione e dell’intero Paese, la cui gestione è già resa complicata dalla divisione in due parchi regionali differenti. Oltre ai tagli previsti si aggiungono a complicare la situazione economica, spese per opere inutili sullo stesso territorio del Parco.
Per questo appare fortemente miope questa continua presenza di forze centrifughe e ambiguità tra amministrazioni, peraltro in buona parte dello stesso colore politico.
In questi anni il Parco è stato attuatore concreto di un’idea vincente e alternativa di sviluppo economico, in grado di attrarre decine di milioni di euro di progetti europei, in buona parte investiti sul territorio, sui giovani e sulla ricerca. L’area protetta è stata animatrice di un rilancio turistico basato sulle produzioni tipiche, sulla tradizione e sulla bellezza del paesaggio, ha agito da catalizzatore per eventi come la primavera slow e la fiera del bird-watching.
“Questo patrimonio ambientale, di tradizione e di promozione territoriale è un valore per l’intera regione.” dice Lorenzo Frattini – presidente di Legambiente Emilia Romagna “Riteniamo che la politica debba indicare chiaramente se lavorare in questa direzione sia o meno una priorità.”
L’associazione chiede alle istituzioni locali di abbandonare visioni particolari legate a calcoli politici di corto respiro, investendo invece in un progetto comune e di valorizzazione complessiva di quel territorio.
Infine l’appello di Legambiente alle formazioni che si presenteranno alle elezioni nazionali, è quello di dare garanzie che il Parco sarà una priorità da potenziare e su cui investire per l’intero paese, superando le divisioni regionali.