«Negli emendamenti del Decreto Sviluppo non solo si nasconde una minaccia per la qualità delle acque, ma c’è anche il rischio di una violazione delle norme comunitarie in materia». È l’allarme lanciato dall’Assessore regionale all’Ambiente e alla Riqualificazione urbana Sabrina Freda, che sottolinea inoltre «come nella Regione Emilia Romagna non si darà applicazione a norme in contrasto con l’ordinamento comunitario».
Secondo quanto stabilito dagli emendamenti del Decreto Sviluppo (art. 36 commi 7-ter e quater), che per dodici mesi hanno equiparato le zone vulnerabili ai nitrati a quelle non vulnerabili, la quantità di composti azotati di origine agricola che potrà essere immessa nelle acque è di 340 kg annui per ettaro. Ma una direttiva comunitaria (la 91/676/Cee) stabilisce limiti ben precisi all’immissione di composti azotati nelle acque: 170 kg annui per ettaro. L’Italia rischia dunque di andare incontro a una procedura d’infrazione, con gravi ripercussioni per l’economia agricola della Regione Emilia Romagna, che vedrebbe così sospesi i finanziamenti previsti dalla PAC, la Politica Agricola Comunitaria.
In caso di procedura d’infrazione, si stima che la decurtazione dei fondi legati alla Pac gestiti da Agrea (Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura) vada tra i 9 e i 20 milioni di euro.
«Il tema della tutela delle acque e della salute dei cittadini è per noi di primaria importanza – prosegue Freda – e, oltre al fatto che l’equiparazione delle zone vulnerabili ai nitrati a quelle non vulnerabili è insostenibile dal punto di vista ambientale, l’economia agricola regionale potrebbe essere gravemente danneggiata». Al rispetto infatti della direttiva comunitaria è strettamente legata l’erogazione dei finanziamenti europei alle aziende agricole, quali il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP).