L’introduzione del nuovo tributo sui rifiuti e sui servizi, congiuntamente ai diffusi incrementi delle addizionali Irpef e all’applicazione dell’Imu, rappresenta un ulteriore aggravio in particolare sui redditi da lavoro dipendente e da pensione che già alimentano per oltre il 70% le entrate fiscali derivante dal reddito.
La nuova Tares costerà ai cittadini circa il 20% – 25% in più rispetto alle attuali tariffe sui rifiuti. Un prelievo aggiuntivo per finanziare i cosiddetti servizi indivisibili: come la manutenzione delle strade o l’illuminazione pubblica già per altro coperti dalla tassazione nazionale e locale.
Come per l’Imu, anche con la Tares, una parte del prelievo finirà allo Stato anziché rimanere nelle disponibilità dei Comuni che, ancora una volta, da un lato si trovano nella scomoda posizione di fare i gabellieri per conto dello Stato, e dall’altro si vedono ridotte le risorse necessarie a finanziare i servizi per i cittadini.
E’ necessario allora che il governo sospenda l’entrata in vigore della Tares, per consentire di ridiscutere anche con le parti sociali le modalità attuative e le finalità del nuovo tributo sui rifiuti e servizi.
Non è più rinviabile inoltre, nell’ambito di una riforma strutturale del sistema fiscale, il superamento della sovrapposizione a crescere del prelievo su tre livelli: Irpef Nazionale, Irpef Regionale, Irpef Comunale.
Va invece affermato un sistema fiscale più equo, progressivo e finalizzato a sostenere i servizi pubblici delle comunità locali e in favore delle famiglie e dei cittadini.