“Il 2 Agosto 1980 sono arrivato in stazione 3 minuti dopo che scoppiasse la bomba, ero andato a vedere gli orari dei treni perche’ dovevo partire militare, avevo 18 anni,  mia madre aveva visto la notizia in televisione ed era allarmata, ma  non riuscivo a mettermi in contatto con lei”. All’epoca praticamente i cellulari non esistevano. E’ iniziata cosi’, con una sorta di segno  del destino, la storia di Enzo Raisi, allora giovane dell’Msi oggi  deputato Fli, e del suo rapporto con la strage di Bologna, su cui ha  deciso di scrivere un libro-inchiesta intitolato ‘Bomba o non bomba. 2
agosto 1980. Alla ricerca ossessiva della verita”, edito da Minerva e che sara’ presentato domani in anteprima nazionale a Bologna, alle 21  nella Sala del Baraccano.

“Il libro e’ frutto di una ricerca storica e di studi dei  documenti durata 15 anni” spiega Raisi all’Adnkronos. Il volume di 256 comprende anche un cd con mille pagine di documenti tra cui quelli  della commissione Mitrokhin, la maggior parte inediti, legati alla  strage del 2 Agosto 1980. All’interno i contributi del magistrato  Rosario Priore, dell’avvocato Alessandro Pellegrini e di Francesco  Cossiga, Giuseppe, attualmente parlamentare Pdl. Priore e Pellegrini  saranno presenti anche alla presentazione di domani.

“Con la strage e’ cominciato il martirio di tuta la destra  italiana, ma in particolare di quella di Bologna di cui facevo parte”  spiega Raisi, precisando il perche’ della sua ‘ossessione’ per un  fatto che ha sconvolto la citta’ e il Paese. “Tutta la destra ha  pagato per quell’inchiesta: da allora diventammo gli stragisti per  antonomasia” prosegue Raisi, che respinge questa tesi e non ha mai  accettato di fatto la condanna di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, continuando la sua lotta per una pista alternativa a quella ‘nera’. Una battaglia che nel 2006 ha, in effetti, in seguito ad un suo esposto, dato il via all’inchiesta bis sulle tracce del  terrorista tedesco Thomas Kram.

Ripercorrendo la cronologia della storia, nel 2001 Raisi diventa parlamentare, allora di An, nel 2004 scopre la pista che passa da Kram e nel 2005 chiede espressamente di fare parte della  commissione Mitrokhin, che indaga sui documenti provenienti dagli  archivi degli ex paesi dell’Est e scopre nuovi elementi “che  raccontano una versione molto diversa da quella conosciuta fino ad  oggi”. “In questa vicenda mi sono buttato a capo fitto, ho cominciato  a spulciare gli atti dei processi e per 2 anni e mezzo ho accumulato  tanti di queli file, materiali e mentali, che alla fine ha deciso di  scrivere il libro” racconta Raisi, che ha scelto una tecnica di  narrazione molto particolare.

Nel libro ogni capitolo di taglio piu’ storico e processuale,  infatti, e’ alternato ad un capitolo legato alla sua vita personale.
Nascono cosi’ i capitoli ‘Io e la strage’ o ‘Io e il processo’ che  conducono fino al decimo ed ultimo in cui ci sono le conclusioni.
Vicende pubbliche e private si intrecciano, dunque, alla ricerca  “della verita’ fino ad oggi non emersa”.

“Su questa vicenda ho presentato 20 interrogazioni parlamentari  urgenti, penso che non ci siano altri casi simili nella storia del  Parlamento, di cui l’ultima pochi giorni fa e devo dire che quando,  nel 2006, il magistrato di Bologna Enrico Cieri ha riaperto  l’inchiesta e’ stato per me un momento fondamentale” continua Raisi,  convinto che “qualcosa e’ cambiata quando al procuratore Di Nicola e’  succeduto il procuratore capo Roberto Alfonso che non a caso –  sottolinea – oggi sta conducendo a Bologna indagini a tutto campo”.
“Cieri ha dato un impulso vero all’inchiesta su cui il suo collega  Paolo Giovagnoli aveva fatto melina” sostiene Raisi.

Il libro dunque comprende anche un grossa mole di  documenti, tra cui “alcuni riguardanti la commissione Mitrokhin che  secreto’ i verbali finali”. Una scelta che Raisi oggi critica  espressamente, chiedendosi il “perche’ della secretazione  parlamentare, quando la commissione doveva far luce su alcuni fatti  per fare chiarezza davanti a tutti i cittadini?”. Sulla strage alla  stazione “e’ stata fatta molta confusione, l’argomento e’ molto  difficile ed e’ anche per questo che, oltre a fare una netta  distinzione tra piste e depistaggi, nel mio libro – spiega ancora  Raisi – ho voluto raccontare la storia in modo che tutti potessero  leggerla, non solo gli addetti ai lavori”.

Ma in realta’ la storia non e’ ancora finita. “In questi giorni  stanno uscendo ulteriori elementi sulla pista legata all’Flp –  conclude Raisi – quindi in realta’ non escludo che ci possa essere un  secondo libro”. Intanto pero’ ‘Bomba o non bomba’ e’ gia’ nelle  librerie e risponde di fatto al volume, con tesi opposte, scritto e  pubblicato dal presidente dell’associazione delle vittime della strage Paolo Bolognesi che, nei giorni scorsi non ha escluso una possibile  discesa in campo per la corsa al Parlamento, tra le fila del Pd.

“Penso sia giusto che il suo partito, quello che lo ha sempre  difeso gli dia un posto, anche se non se lo fara’ – commenta Raisi –  sebbene penso sia indelicato che un presidente di un’associazione  delle vittime si metta in politica, nel caso dovesse essere eletto in  Parlamento, sono ben contento che venga”. Il confronto tra due, da  sempre aspro, potrebbe dunque sportarsi dalle librerie all’aula di  Montecitorio, dove Raisi conduce la sua annosa battaglia sulla bomba  che 32 anni fa provoco’ 85 morti e oltre 200 feriti. Una pagina buia  della storia italiana per i quali la giustizia ha condannato in via  definitiva 3 esecutori materiali, ma non ha ancora individuato i  mandanti.