“Grave preoccupazione” viene espressa dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, che lancia “un vero grido di dolore” per la situazione delle chiese colpite dal terremoto in Emilia, inaugurando alla galleria Lercaro di Bologna la mostra ‘Architetture della fede’. “Il recente sisma – ricorda – ha colpito numerose chiese: alcune sono veri capolavori; altre, umili chiese ma amate e curate. Abbiamo pertanto numerose comunita’ che non possono usare i loro edifici di culto, vuoi perche’ distrutti vuoi perche’ non sicuri”.
Avverte il cardinale Caffarra: “I luoghi allestiti sotto l’urgenza, a causa dell’approssimarsi dell’inclemenza della stagione, a breve non saranno piu’ o saranno difficilmente agibili. Risultato: comunita’ private dei loro luoghi sacri o a rischio di esserlo a breve termine. La prossimita’ delle feste natalizie rende ancora piu’ dolorosa la situazione”.
Si chiede il prelato: “Che cosa sta accadendo? Non ci vengono concessi i nulla-osta per la preparazione di dignitosi prefabbricati, ovviamente a nostre spese. Di conseguenza siamo non nel rischio che numerose comunita’ di fedeli a breve termine si potrebbero trovare senza i luoghi di culto, ma nella certezza del verificarsi di una tale ingiusta situazione”.
L’arcivescovo di Bologna sottolinea come la comunita’ locale sia “privata dell’esercizio di un diritto fondamentale: poter disporre di propri edifici di culto. Aspettare che siano agibili le chiese distrutte o lesionate, significa aspettare mesi o perfino anni: ed intanto? Dove celebrare eventuali funerali, matrimoni, battesimi e soprattutto l’Eucarestia festiva?”.
Conclude il cardinale Caffarra: “Ho ancora troppa stima delle nostre autorita’ competenti per pensare che non si rendano conto della gravita’, dell’urgenza e della responsabilita’ che si assumono anche davanti a Colui che, giudice di tutti, vede che i suoi fedeli non possono celebrarlo in luoghi dignitosi. Non ho alcun potere – conclude il cardinale Caffarra – se non quello di farmi voce dolente di tante comunita’ che potrebbero sentire aggiungersi amarezza ad amarezza”.