Romanzi, saggi, inchieste: sono i libri a fare da padrone nel nuovo calendario di “Forum Eventi”. E, naturalmente, i loro autori: da sabato 20 ottobre a mercoledì 14 novembre a Modena grandi scrittori, prestigiose firme del giornalismo, volti noti dello spettacolo sono protagonisti al Forum Guido Monzani in 5 date da segnare in agenda, tutte a ingresso gratuito.

La rassegna è organizzata dalla Banca popolare dell’Emilia Romagna con il patrocinio del Comune di Modena.

Si comincia con la giornalista Lilli Gruber, sabato 20 ottobre alle 18.00 che, sul palco con Marco Miana, presenta la sua ultima fatica editoriale intitolata “Eredità” (Rizzoli). Si tratta di una saga familiare che si intreccia a un capitolo poco conosciuto del nostro Novecento. Una vicenda tutta al femminile che emoziona e sorprende: inattesa, profonda, viva. “Non avevo mai pensato di scrivere della mia famiglia – confessa Lilli Gruber – Cosa c’era da raccontare? Finché non ho trovato il diario di Rosa, la mia bisnonna. E ho capito che tra quelle pagine c’era anche la storia di un popolo e di una regione, quella in cui sono nata. Una storia che in Italia conoscono in pochi e che potrebbe, invece, insegnarci molto. Rosa comincia il suo diario ai primi del Novecento, quando il Sudtirolo è territorio austriaco. È l’8 aprile 1902, il giorno del suo matrimonio con Jakob Rizzolli. Lungo la linea dei secoli e di due altre generazioni di donne – mia nonna Elsa, mia madre Herlinde – la sua eredità è arrivata fino a me”.

Martedì 30 ottobre alle 21.00 tocca al grande David Grossman con la sua novità editoriale, “Caduto fuori dal tempo” (Mondadori), uno dei libri più attesi del 2012. L’autore viene intervistato da Daniele Bresciani e tradotto in simultanea da Paolo Noseda; segue un reading degli attori modenesi Andrea Ferrari e Ilaria Sita che danno voce ad alcuni passi del libro; Grossman concluderà l’incontro leggendo alcuni testi in ebraico antico. Tutta la serata ruota attorno al suo nuovo romanzo che comincia quando, in una città di un luogo immaginario, un padre si alza da tavola. Deve “andare laggiù”: ha perso un figlio, cinque anni prima, e “laggiù” è dove il mondo dei vivi confina con la terra dei morti. Durante il cammino si uniscono a lui altri personaggi che vivono ciascuno il dolore per la perdita del proprio figlio: il duca signore di quel luogo, un insegnante di matematica che riempie di problemi i muri di casa, un’ostetrica, un ciabattino. Con loro, idealmente perché costretto in una stanza, c’è anche una strana figura di Centauro, con la parte inferiore del corpo trasformata in scrivania. È uno scrittore che da quindici anni vive circondato dagli oggetti del figlio morto. Durante la marcia ognuno di quei genitori parla di sé, del proprio dolore, del desiderio di rivedere almeno una volta il proprio figlio.

Si prosegue domenica 4 novembre alle 17.00 con Ramin Bahrami, pianista iraniano, che intervistato da Beppe Cottafavi presenta il suo libro “Come Bach mi ha salvato la vita” (Mondadori) e, naturalmente, esegue al pianoforte alcuni brani del compositore tedesco. Originario di Teheran, classe ’76, Ramin Bahrami ha saputo trasformare la musica di Bach, interpretandola con un’originalità e una sensibilità che entusiasmano i critici più severi, pronti a paragonarlo al leggendario Glenn Gould. La storia di questo giovane talento è davvero unica: Ramin ha solo sette

anni quando il padre Parviz, violinista per passione e ingegnere dello Scià da molti anni, viene incarcerato dal regime khomeinista con l’accusa di essere al servizio dell’Occidente. “Frequenta Bach, non ti lascerà mai solo” gli dice il padre prima di lasciarlo. Morirà nelle carceri degli ayatollah cinque anni dopo, nel ’91. Una figura amatissima, da cui questo giovane talento apprende l’amore per la musica e il desiderio di lavorare infaticabilmente alla costruzione di un mondo migliore. Costretto a emigrare in Europa a undici anni a seguito della rivoluzione iraniana, Ramin si rifugia in Italia e grazie a una borsa di studio si diploma brillantemente in pianoforte al Conservatorio Verdi di Milano. Proprio in quegli anni ha inizio la ricerca interpretativa della produzione bachiana che lo renderà famoso in tutto il mondo e che Ramin Bahrami affronta con il rispetto e la sensibilità cosmopolita di cui è intrisa la sua formazione. La musica di Bach, dice in queste pagine, e il suo messaggio universale di libertà, armonia e bellezza “assomigliano al mondo che immagino ancora possibile”.

Venerdì 9 novembre alle 21.00 è la volta di un reading che ha per protagonista lo scrittore Marco Santagata e il suo ultimo libro “Dante. Romanzo della sua vita” (Mondadori): l’attore Alessandro Haber dà voce al testo leggendone al pubblico alcuni passaggi. Al centro della scena la complicata vita dello scrittore fiorentino sempre “diverso e predestinato”, fra vicende storiche e private, politica e poesia. Amori, lutti, sconfitte ed esilio, una vita difficile in cui però Dante scorge sempre “un segno del destino, l’ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore”. Marco Santagata, professore di letteratura italiana all’Università di Pisa e grande esperto del poeta, offre una prospettiva nuova, e una nuova forma, agli studi danteschi, con un affresco intimo e storico della vita dell’autore italiano più famoso nel mondo.

Per il quinto appuntamento della rassegna, in programma mercoledì 14 novembre, sale sul palco del Forum Monzani il teologo Vito Mancuso per parlarci del libro scritto insieme ad Eugenio Scalfari e intitolato “Conversazioni con Carlo Maria Martini” (Fazi editore). Conversazioni sul destino del mondo, sui rapporti tra fede e scienza, su Gesù, sul male morale, sull’ingiustizia, sul peccato, sulla Chiesa e sulla Resurrezione. Scalfari mostra che la fede non è una condizione necessaria per essere giusti. Mancuso parte da qui per una profondissima e intima riflessione sul perché, tuttavia, lui e Martini credono in Dio. Conversazione (immaginaria ma non troppo) di Mancuso con il cardinale Martini al cospetto di Scalfari.

Il Forum Guido Monzani, centro di formazione e cultura della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, veniva inaugurato dodici anni fa con l’obiettivo di offrire alla città una struttura d’eccellenza. E così è stato, perché il Forum, oggi struttura multifunzionale consolidatasi come punto di riferimento a livello regionale, è entrata a far parte, a pieno titolo, del circuito culturale di Modena. Il calendario di Forum Eventi conferma questa funzione, aperta alla città e a tutti coloro che vorranno, gratuitamente, partecipare a eventi di grande livello.