Continua il percorso di controllo messo in atto dall’amministrazione comunale di Scandiano nei confronti dei residenti negli alloggi di proprietà pubblica che versano in particolari situazioni di morosità o inadempienza, secondo una logica di fermezza, giustizia e legalità: nello specifico si stanno vagliando tutti i casi nei quali viene riscontrata scarsa volontà e impegno nel seguire percorsi di integrazione, individuati dalle assistenti sociali in collaborazione con gli altri servizi territoriali che operano sul disagio sociale, chi non mantiene comportamenti corretti verso l’immobile di proprietà del comune, chi si comporta scorrettamente e non mette in gioco la propria volontà di riscatto sociale. Proprio ieri, martedì 2 ottobre, l’amministrazione ha proceduto con lo sfratto in un’unità abitativa comunale gestita da ACER, di una famiglia che beneficiava da anni di questa locazione, senza adempiere ai doveri normativi e finanziari che facevano parte dell’accordo con il Comune: i livelli di morosità e inadempienza raggiunti hanno fatto propendere per una decisione definitiva, salvaguardando ovviamente i diritti dei minori presenti in famiglia. “L’amministrazione comunale – ricorda il Sindaco Alessio Mammi – gestisce casi complessi, e chi si rivolge a noi presenta di norma difficoltà manifeste, e per questa ragione va aiutato dalla comunità. Ciò non significa però che il comune sia un erogatore di servizi e finanziamenti a fondo perduto: con i nostri utenti cerchiamo di istituire dei patti, utili al superamento delle condizioni di estrema indigenza e anche a riconquistare dignità e voglia di farcela. Cerchiamo di aiutare tutti e di farlo secondo rigorose graduatorie e rispettando al contempo i problemi personali: ci deve essere rispetto delle regole tra gli utenti e l’amministrazione, e se questo viene a mancare per tanto tempo e senza alcuna volontà da una delle parti di ristabilirlo, allora la nostra può solo essere una risposta di rigore. Il Comune non deve porsi in un’ottica assistenziale, ma apparire subito come un’opportunità da utilizzare per riscattare una condizione di disagio economico, personale e familiare, che non può però permanere unicamente sulle spalle della comunità”.