Una vera e propria ossessione, quella del Governo Monti, per la riduzione delle tutele dei lavoratori che operano nel settore degli appalti di servizi pubblici e privati (quali pulizie, ristorazione, vigilanza, ecc…), peraltro in perfetta continuità col precedente Governo Berlusconi.
Mentre per gli evasori, per i possessori di auto di lusso ma nullatenenti, per i professionisti con redditi inferiori ai propri dipendenti ancora si attendono iniziative incisive, ci si scatena contro persone il cui reddito medio è di 600 euro.
E’ terrificante la sequenza di provvedimenti che, in un settore che occupa oltre diecimila lavoratori nella provincia di Modena (un milione a livello nazionale), hanno creato una totale deregulation.
Con la Finanziaria 2011 il governo Berlusconi modificò la normativa relativa agli affidamenti basati sull’offerta economicamente più vantaggiosa, tramutandola nei fatti in un massimo ribasso mascherato. Così facendo nella stragrande maggioranza dei casi si aggiudica l’appalto all’azienda che fa l’offerta più bassa, con le inevitabili conseguenze sui lavoratori in termini di perdita dei diritti, sicurezza sul lavoro e legalità.
Poi arriva il Governo Monti e non perde tempo per smantellare un’altra parte di regole e diritti.
Nel decreto “Salva-Italia” (dicembre 2011), con un semplice tratto di penna, viene abrogato un comma che faceva riferimento all’utilizzo negli appalti delle tabelle ministeriali, superando così ogni riferimento al costo del lavoro definito nei contratti collettivi nazionali.
In aggiunta a ciò nel “decreto Semplificazioni” (febbraio 2012) si è profondamente modificata la normativa sulla responsabilità solidale, che tutelava il lavoratore nel frequente caso in cui l’azienda presso cui lavorava fosse stata insolvente.
In quel caso il lavoratore, tramite la responsabilità solidale, poteva rivolgersi direttamente al committente (cioè colui che aveva dato in gestione l’appalto) per ottenere quanto non corrisposto. Anche qui con l’aggiunta di una semplice parola il principio si rende sostanzialmente inattuabile.
E infine il colpo di scure finale viene calato in questi giorni dal Ministero del Lavoro che, con una circolare chiarisce che un lavoratore, durante un cambio di appalto (laddove avviene il licenziamento dalla ditta che cessa il servizio per essere teoricamente riassunti da chi subentra), non ha nemmeno diritto a mantenere le proprie condizioni contrattuali perché le condizioni (contrattuali ed economiche) le stabilisce chi subentra. Ed ovviamente non le migliora.
Una totale deregulation che ancora una volta si abbatte sui più deboli rendendoli sempre più indifesi di fronte ad un mercato del lavoro che mira semplicemente all’abbattimento dei costi tramite l’abbattimento dei diritti.
E’ un meccanismo certamente perverso e diabolico che mira a far diventare il mercato degli appalti, (che a Modena è la prima “azienda” per numero di addetti) un Far West incontrollabile dove unica regola è la generale ed incontrollata corsa al ribasso dei diritti e delle tutele, nonché ovviamente della qualità dei servizi stessi.
Un mercato in cui sarà inevitabile il trionfo del malaffare, dell’interesse privato, dell’illegalità.
Chissà se a quel punto, forse, la politica saprà uscire da questa apatica condiscendenza verso logiche e interventi distruttive del tessuto civile e del nostro stesso modello sociale.
(Filcams/Cgil Modena)