Il capo del Dipartimento politiche antidroga di Palazzo Chigi, Giovanni Serpelloni risponde a Vasco Rossi e Rossi replica precisando “questa sarà la mia ultima risposta”.

Egregio signor Rossi,

Non le servirà storpiare il mio nome, evitare di rispondere e sottrarsi alla discussione, per darsi ragione.Se è convinto che discutere con Lei sia un privilegio che porta vantaggi pubblicitari ed accreditamenti alle persone come me, le comunico che io, al contrario di Lei, non ho bisogno di alcuna pubblicità per vivere e lavorare e non userei certamente un testimonial come Lei per accreditarmi nel campo in cui lavoro. Non sono un politico, ma un tecnico e quindi non ho bisogno neppure del consenso popolare che Lei invece ricerca con tanta attenzione. Non ho bisogno di curatori di immagine, né di staff solerti esperti di comunicazione mediatica per finalità commerciali. Mi occupo da sempre ed esclusivamente di un bene che non si vende e non si compra e si chiama “Sanità pubblica”.L’unica pubblicità che da sempre faccio e l’unico consenso che ricerco è quello di che si schiera con parole chiare e fatti concreti nei confronti dei giovani, contro l’uso di sostanze stupefacenti e le tendenze a renderle più accessibili o a volere accettare e diffondere la cultura della droga e del diritto a drogarsi.Le rispedisco al mittente quindi anche le sue facili quanto superficiali battute e allusioni “antipolitiche”, che non mi appartengono minimamente.Lei afferma che il proibizionismo da i soldi alle mafie ma dimentica palesemente che a finanziare le organizzazioni criminali non è lo Stato, ponendo giusti divieti e nel contempo offrendo a tutti i bisognosi cure efficaci e gratuite oltre che preoccuparsi di contrastare gli spacciatori e i trafficanti, ma sono esclusivamente tutti coloro che comprano droga potendone sicuramente fare a meno o con una propria scelta responsabile o entrando in terapia se tossicodipendenti.Cosi stanno le cose e la responsabilità di finanziamento delle mafie, delle loro violenze e del terrorismo è ancora una volta individuale di chi compra e consuma droghe.In quanto alle cose profondamente errate che ha detto sulla legge e sulle carceri, mettendo in luce anche la sua ignoranza (chiaramente in termini di mancata conoscenza dei fatti e delle cose di cui parlava fornendo dati sbagliati e definizioni legali inesistenti) e a cui non vuole rispondere, che dire?Usando la sua stessa ironia e fuori dal mio ruolo istituzionale, le potrei rispondere “torni sulla nave, Komandante….” e ricordi il suo grande poter di influenzare negativamente o positivamente migliaia di giovani che la stimano e la ammirano per la sua musica.

Cordiali saluti

Giovanni Serpelloni

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Caro Serpelloni,

sa che lei mi sta diventando simpatico?

Comunque…

Egregio Serpelloni,

nessuno ha il diritto di drogarsi e nessuno dovrebbe mai farlo.

Io non incito certo alla droga, anzi invito chiunque a non farne esperienza e a non bere nemmeno alcool né cominciare a fumare sigarette. Nessun vizio che tolga libertà dando invece dipendenza può essere difeso. Solo “compreso” …e NON criminalizzato!

Questa è l’ultima volta che le rispondo e che la nomino. Perché, a differenza della sua brama di successo e popolarità, io di successo e di popolarità ne ho un sacco così pieno che proprio non potrei averne di più.

Lei invece, non come politico ma come tecnico (o meglio: come medico), a quanto pare, ne ha ancora parecchio bisogno.

Le faccio notare che nessun mio ufficio stampa e nessun mio fantomatico curatore di immagine (non ne ho neanche io) ha mai contribuito a creare questo mio “consenso”, perché a farlo sono state e sono ancora soltanto le centinaia di canzoni che scrivo da trent’anni a questa parte, mettendoci sempre dentro l’anima… e il corpo, anche!

Sono le mie canzoni che hanno toccato il cuore della gente.

Se lei si vanta di aver aiutato gente con il suo mestiere, io posso sempre vantarmi di avere aiutato i loro cuori e le loro anime a provare emozioni da brividi e magari a cambiarne l’umore di una giornata nera.

Si dia poche arie, comunque, come medico, dato che sappiamo benissimo che a curarci è il nostro corpo e le nostre difese, mentre voi siete in grado di somministrarci semplici antidolorifici, antipiretici… E per fortuna hanno inventato gli antibiotici, altrimenti non potreste difenderci nemmeno da una infezione! Con questo non intendo certo sminuire l’importanza della categoria dei medici, ma desidero solo abbassare la sua arrogante e superficiale convinzione nel presentarsi come un salvatore dell’umanità.

Ora la saluto, ricordandole che l’ignorante (nel senso che ignora) in ambito legislativo forse sarà lei, perché io la legge al riguardo la conosco benissimo. E la conoscono anche tutti quei poveri disgraziati ai quali è stata rovinata la vita, più che dal consumo di droga, dalla criminalizzazione, per mezzo del carcere e con la negazione di ogni diritto ad essere considerate persone umane.

A proposito “dello slogan antidroga”, del fatto che nessuno ha il diritto di drogarsi, non solo le dico che questo è vero, ma le dico anche che è altrettanto vero che nessuno ha il diritto di condannare le scelte, le esperienze personali, la condotta e gli errori di un altro individuo, soprattutto quando si tratta di giudicarlo PRIMA che abbia commesso alcun reato o azione contro terzi, ovvero anche quando non fa del male a nessuno se non a se stesso.

Solo la sua coscienza – ed, eventualmente, Dio – lo possono fare. Certo non delle leggi balorde scritte da uomini (di potere) che non conoscono il problema o che sono in evidente malafede.

Io potrei benissimo, a questo punto della mia vita, evitare di impelagarmi in tematiche cosi impopolari e difficili, ma la questione droga, vista la mia esperienza personale (che – in un periodo della mia vita passata – mi ha visto farne consapevolmente e coscientemente uso), mi sta a cuore e ho deciso di affrontare una difficile battaglia per provare ad apportare un mio piccolo contributo alla lotta necessaria a far uscire la nostra civiltà da questo buio culturale medioevale e anti-etico, e sono certo che in un futuro non lontano questi anni del proibizionismo verranno ricordati come quelli nei quali venivano incarcerati gli omosessuali, come fossero criminali perversi. Quando questo accadrà, lei dovrà rispondere delle sue superficiali e sballate teorie. Quando e se ci sarà mai una “Norimberga dell’antiproibizionismo”, lei siederà sul banco degli imputati.

Non le auguro nemmeno più di svolgere bene il suo lavoro, dato che le sue inutili considerazioni mi hanno avvilito.

Comunque io, come le ho già detto, con questa mia, ho finito di discutere con lei e non le risponderò più.

Le nostre posizioni mi sembrano ormai chiarite.

La saluto, caro ……Serpelloni

Vasco Rossi