Luci ed ombre per il comparto agroalimentare emiliano-romagnolo che nel 2011 ha consolidato i risultati positivi del 2010 sia per quanto riguarda la produzione lorda vendibile (+1,8% pari a un valore di 4,3 miliardi di euro), che per l’export con un + 10%, a conferma dell’eccellenza delle produzioni emiliano-romagnole.

Tuttavia, il reddito netto delle aziende agricole è diminuito del 3%, come conseguenza soprattutto del forte aumento (+4,5%) dei costi intermedi.

Sono questi alcuni degli elementi del Rapporto agroalimentare 2011, promosso dalla Regione e Unioncamere Emilia-Romagna, e presentato a Palazzo Scaruffi, sede di rappresentanza della Camera di commercio di Reggio Emilia.

Nel corso dell’evento, seguito a quello svoltosi a Bologna in Regione a fine maggio, sono stati approfonditi i dati delle province emiliano-romagnole.

Nel 2011 i ricavi delle aziende agricole sono stati pari a circa 4,5 miliardi, in leggero progresso (+1,7%) rispetto al 2010, mentre i costi intermedi sono aumentati del 4,5% nei confronti dell’anno precedente. Ne consegue una stima del valore aggiunto dell’agricoltura regionale di quasi 2,2 miliardi di euro, in lieve flessione rispetto al 2010 (-1,0%).

Circa 1/3 del reddito netto è garantito mediamente dal premio unico (quasi 7.000 euro).

Diversificato l’andamento dei diversi comparti. Il 2011 è stato caratterizzato da andamenti fortemente negativi per le aziende frutticole (-30%). In flessione le colture orticole (-6,7%), e quelle industriali (-7,1%). Bene invece i cereali (+12,7%), il compatto zootecnico (+8%) e il vino che è cresciuto del 12%, nonostante la generale riduzione delle superfici, grazie all’ottimo livello qualitativo. Bene la produzione di latte (+6,2%). In aumento, per il Parmigiano Reggiano, sia la produzione (+6,8%), che i listini (+20%).

L’occupazione agricola è risultata in calo del 5% (circa 4.000 unità in meno, da 79mila a 75mila). Ha riguardato sia il lavoro autonomo (-5,6%, pari a 50 mila unità) che il lavoro dipendente (-3,8%, che significa meno 25 mila unità).

Il credito agrario ha raggiunto quasi 5,5 miliardi di euro (pari al 12,6% del totale nazionale, 3,2% del credito totale regionale). L’aumento è superiore al 12% su base annua. L’ importanza resta elevata (5,139 euro per ettaro di Sau, superficie agricola utilizzata contro i 3.380 dell’Italia).

A conferma delle difficoltà finanziarie, cresce anche il credito agrario in sofferenza 301 milioni (5,5% del credito agrario a fine settembre 2011).

Si conferma la questione del ricambio generazionale. Sui 73 mila titolari di azienda agricola quasi 15 mila sono over 75 anni e più di 16 mila hanno un’età compresa tra i 65 e i 74 anni.

La presenza di giovani resta limitata: i titolari di azienda agricola entro i 39 anni sfiorano l’8%. Acquistano una rilevanza centrale le due classi intermedie (40-54 e 55-64 anni), pari al 50% del totale.

Nel 2011 l’investimento in terreni agricoli continua ad essere sostenuto. La scarsa mobilità fondiaria ha determinato un maggior ricorso all’affitto con canoni crescenti. La meccanizzazione agricola è in ripresa, con acquisti di nuovi mezzi sostenuti in particolare dalle aziende che svolgono attività in conto proprio. Per i beni intermedi: rincari dei prezzi dei mangimi, dei fertilizzanti ed aggravio dei costi energetici.

Rimane “piatto” l’andamento dei consumi alimentari delle famiglie, circa 2.885 euro mensili (superiore ai 2.453 euro nazionali), con un aumento di 86 euro rispetto al 2009. La spesa alimentare (446 euro) è sostanzialmente ferma ai livelli del 2005.