Scrivo per condividere l’amarezza che ho dentro da quando sono uscita dalla riunione, l’8 maggio, con l’assessore alla viabilità Colombo, per la chiusura totale della zona “T” di Bologna, problema per il quale i disabili, che vogliono recarsi nel cuore della città, dovranno utilizzare parcheggi lontani da tale zona che diviene ciclo/pedonale.
L’avvio del “T” Day è parte del più complesso Piano di Pedonalità . Si sostiene che vi sia una buona accessibilità “anche” per le persone disabili, vicino ai luoghi principali del centro: si chiude un’area di 200 ettari per “bonificare “l’ambiente cittadino, rendere più vivibile la città… In realtà dal 12 maggio per molti di noi le cose cambieranno in maniera sensibile ed ingiusta.
Si dovranno percorrere 500 metri dal Nettuno a via Righi, 450 metri dal Nettuno a via Ugo Bassi, 350 metri dal Nettuno alle Due Torri: abbiamo chiesto all’Assessore Colombo di rendersi disponibile a fare una prova pratica su una sedia a rotelle da utilizzare in queste condizioni: non ha accettato.
Ci sono poi persone con disabilità intellettive (autismo, epilessia, disturbi neurologici,…) che non possono camminare a lungo e facilmente a piedi e per i quali, come per la disabilità fisica, è necessario fermarsi davanti al luogo dove sono diretti, e si rende opportuno l’attraversamento di questa “T” con un mezzo di trasporto.
Io penso anche a quei disabili e anziani che abitano in centro nella zona interessata alla chiusura, penso alle limitazioni e al disagio di chi li va a prendere e li riaccompagna, a chi non può prendere un taxi neanche per l’emergenza, figuriamoci per la quotidianità; penso a quelle attività specifiche per i disabili che si svolgono in centro, e dove i disabili devono essere accompagnati senza percorrere lunghi tragitti in andata e ritorno.
In quali situazioni di sicurezza si svolgono i T DAYS? Quali sono i servizi di emergenza predisposti? Le ambulanze e i mezzi privati che comunque soccorrono, si devono districare tra folle sciamanti in ordine sparso?
Se si pensa di considerare eventuali danni economici derivanti ai commercianti per prevedere eventuali forme d’indennizzo/compensazioni, si pensa anche a quanto costeranno i percorsi tortuosi che dovranno fare i taxisti che trasportano disabili e anziani? Non mi pare proprio.
Che valore economico ha lasciare i disabili prigionieri nelle loro case? Che valore economico ha non poter portare i disabili in centro presso quelle realtà associative dove sono abituati ad andare?
Ho avuto la chiara sensazione che l’amministratore si sia “dovuta sottoporre”, per salvaguardare l’immagine democratica del proprio progetto, all’incontro con le rappresentanze dei disabili della Consulta handicap, ma la realtà dei fatti è che non ha né riconosciuto né accolto alcuna delle osservazioni che abbiamo sollevato, tranne aggiungere nove posti handicap riservati, …quasi una presa in giro, una elemosina….Lo sanno bene che i disabili sono migliaia tra Bologna e provincia!
A parte il cinismo dimostrato, io credo che non si possa lasciare che le cose ci vengano imposte in questa maniera che, anche se formalmente corretta, nei fatti non lo è.
Il Comune ha voluto istituire una Consulta Disabili senza poi ascoltare quello che propone anzi, sottoponendole il progetto del T DAY a cose fatte.
Io mi auguro che l’opinione pubblica comprenda i motivi della nostra indignazione e sia al nostro fianco. Questa giunta comunale saprà ” rigirare” la nostra protesta a proprio favore e far credere ancora una volta che i disabili non sono mai contenti e “che nel loro Piano tutto sia stato fatto al meglio, ascoltando tutti e con la massima disponibilità”: BUGIE!
Dobbiamo trovare le parole giuste che arrivino al cuore della gente, per cui si non si debba sentir dire: “Per uno o due giorni alla settimana o alle feste comandate i disabili possono non andare in Centro…. in fondo non casca mica il mondo…” .
Sì, il mondo casca, i diritti di ieri sono negati, torniamo indietro negli anni. Dobbiamo fare capire che vivere la nostra città è un diritto che abbiamo come tutti gli altri cittadini.
E’ ora che gli amministratori la smettano di accomunarci con categorie sociali quali i commercianti, i taxisti…o i rompi scatole: I DISABILI SONO CITTADINI, E BASTA! Se non ci fossero barriere architettoniche, se ci fossero sufficienti mezzi pubblici attrezzati, semafori con segnalatori sonori, parcheggi riservati in numero adeguato, meno ostacoli strutturali e burocratici non dovremmo neppure più fare la distinzione tra disabili e normali!
Siamo stufi nel 2012 di dover ricostruire percorsi di integrazione e vivibilità in una città solo perché questo a causa di chi progetta inadeguatamente e continua a farci sentire una minoranza scomoda e mai soddisfatta.
(Daniela Mignogna, Rappresentante regionale di Or.S.A. – Organizzazione Sindrome di Angelman – Italia)