Ricordate? I dirigenti di un’azienda modenese avevano presentato in pompa magna gli assunti per coprire le maggiori vendite portate dalle aperture domenicali. Un’altra azienda nazionale aveva diffuso la notizia che migliaia di studenti avevano presentato domanda per lavorare la domenica nei propri supermercati.

Nei mesi precedenti la deregulation degli orari, l’associazione della grande distribuzione aveva presentato studi commissionati alla Bocconi, che prevedevano centinaia di migliaia di nuovi occupati su base nazionale.

I dubbi di CGIL, CISL e UIL di categoria venivano quindi derubricati a difese corporative, a battaglie di altri tempi, a fastidiosi rumori di fondo che non potevano coprire i formidabili ed inevitabili risultati della liberalizzazione.

Così fu catalogato da qualcuno il rapporto che Filcams, Fisascat e Uiltucs di Modena presentarono lo scorso 26 marzo. Il titolo era “Effetto ZERO”, e si riferiva alla mancata nuova occupazione portato dalle aperture domenicali.

Ma anche dall’inefficacia di quel provvedimento rispetto alla produzione di maggiori vendite, oltre che dei primi segnali di un deragliamento dei prezzi, nel quale influivano anche i maggiori costi delle aperture domenicali.

Avremmo voluto che i dati che – empiricamente – fornimmo a fine marzo, fossero stati smentiti. Poteva essere prevedibile tanta nuova e buona occupazione, nella fase di maggiore novità ed in mesi “appetitosi” per le vendite prima della calma dei mesi centrali dell’anno.

E così è stato: siamo stati smentiti. Non di “Effetto ZERO” si tratta, ma di “Effetto SOTTOZERO”.

I dati ufficiali, comunicati dalle imprese commerciali presenti a Modena al Servizio Politiche del Lavoro della Provincia sono impietosi e drammatici. I dati (tabella in allegato) si riferiscono al primo trimestre 2012, e sono raffrontati allo stesso periodo del 2011.

I lavoratori assunti a tempo indeterminato nel settore Commercio nella nostra provincia sono calati del 15,6%. Questa tipologia è ormai ridotta al lumicino. Appena il 12,5% degli avviamenti al lavoro è fatta col “normale” rapporto di lavoro.

Anche i lavoratori assunti a tempo determinato sono calati del 17%. Le altre tipologie minori hanno andamenti diversi, che non incidono particolarmente sul dato.

Ciò nonostante il dato complessivo degli avviamenti nelle imprese commerciali nel primo trimestre 2012 registra soltanto un lieve arretramento, da 3.011 nuovi assunti a 2.996 (- 0,5%).

E’ un dato alterato da alcune clamorose anomalie. La prima è la forte crescita del lavoro in somministrazione (interinale) che diventa a Modena nel commercio la prima forma di assunzione.

La seconda anomalia è l’esplosione del lavoro a chiamata, formula che molto spesso nasconde lavoro nero e grigio. Il lavoro a chiamata, che cresce in un anno del 43%, è ormai nei numeri prossimo a sorpassare il lavoro a tempo indeterminato. Non certo però nei contenuti economici e contributivi, risultando quasi sempre una prestazione di poche ore mensili.

Se nel 2011 l’occupazione nel commercio era cresciuta di 400 unità ben diverso è oggi il dato ufficiale che abbiamo a disposizione. Alla forte riduzione di ore lavorate nel piccolo e medio commercio, confermata dai dati Confesercenti della scorsa settimana, si aggiunge l’assenza di crescita o l’arretramento nelle assunzioni della Grande Distribuzione, che nemmeno sostituisce dimissioni, licenziamenti e pensionamenti.

Tutta colpa delle aperture domenicali? Certo che no. Mancano le risorse ai consumatori, che spesso ricercano una maggiore sobrietà nei consumi e si orientano ai prezzi più bassi, come confermato dall’unico segmento in crescita, quello dei Discount. Settore che tra l’altro non apre la domenica ed i festivi.

Ma allo stesso tempo quella degli orari è stata ed è una ubriacatura controproducente per le imprese, per i consumatori e per i lavoratori.

Chi, del tutto onestamente attendeva altri dati ora deve valutare questi, che ne anticipano altri forse ancora più drammatici.

Nelle prossime settimane sarà reso noto l’esito del ricorso contro la deregulation degli orari commerciali che diverse Regioni italiane hanno presentato alla Corte Costituzionale. Anche se i ricorsi fossero respinti sarà necessario ricostruire un quadro di regole sulla materia, agendo per il bene comune e non per gli interessi di limitate lobby.

In attesa di quella sentenza ogni segnale di intelligenza e moderazione, anche a Modena, è bene accetto.

(Filcams/Cgil Fisascat/Cisl Uiltucs/Uil Modena)