Luca Ferri, 47 anni, è il nuovo responsabile della zona di Castelnovo ne’ Monti per conto dell’Ust Cisl di Reggio Emilia. Il sindacalista castelnovese, coniugato con due figli, già segretario provinciale della Femca-Cisl di Reggio Emilia da ottobre del 2004 fino a marzo 2012, prima di intraprendere l’attività sindacale, ha lavorato in aziende di vari settori: dal tessile, alla metalmeccanica, alla ceramica. Ha iniziato a collaborare con la Cisl prima come volontario poi come delegato aziendale (settore ceramico) infine come operatore sindacale a tempo pieno.

Un battesimo caldo, il suo, se si considera che appena insediato ha dovuto affrontare le elezioni per le Rsu negli enti pubblici che, nell’ultima tornata del 5-7 marzo ha visto allargarsi la rappresentatività della Cisl in montagna che, ora, è presente anche nei Comuni di Busana e Casina.

Come vi sta impegnando il tema dell’Imu nei Comuni?

“Il decreto Salva-Italia su questo tema ha generato un sacco di confusione. Infatti inizialmente i Comuni avrebbero avuto la possibilità di “manovrare” le aliquote Imu in modo autonomo; poi visto che il decreto non aveva esplicitamente quantificato il gettito atteso, anche grazie all’appello dei Centri di Assistenza Fiscale, le aliquote stesse verranno riparametrate dopo l’acconto di giugno. In pratica a giugno il pagamento della prima rata dell’Imu (il 50%) si calcolerà sulle aliquote base (0,4% per la prima casa e 0,76% dalla seconda abitazione) e sottraendo i 200 euro di detrazione per l’abitazione principale. Sarà poi un decreto del governo, sulla base del gettito della prima rata, a rimodulare le aliquote e le detrazioni e a indicare l’ammontare della seconda rata di dicembre che verrà versata a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno con conguaglio sulla prima rata.

Questo “sovraccarico” per i contribuenti si sommerà alle addizionali Irpef previste dallo stesso decreto Salva-Italia”.

Sulla situazione del lavoro, analizzando il report di novembre, emerge un Appennino in chiaro scuro…

“La cosiddetta ‘montagna media’ – rileva Ferri – presenta un andamento di sostanziale stabilità. La zona del crinale, ancora una volta, manifesta le maggiori difficoltà: contrariamente infatti a quanto avvenuto nel resto del territorio montano la diminuzione delle imprese è avvenuta già a partire dal 2005 (quindi prima della crisi che è esplosa dopo l’estate 2008)”.

Questo cosa significa?

“Che le difficoltà delle aree più distanti dalla pianura sono indipendenti dalla recessione mondiale; la crisi probabilmente ne ha soltanto acuito gli effetti. Il crinale infatti vive da tempo il fenomeno dello spopolamento (nonostante l’incidenza della popolazione straniera sui residenti evidenzi un dato complessivo superiore alla media nazionale 8,71% contro 7,54% ) per cui la diminuzione delle attività produttive ‘sembra’ andare di pari passo con la chiusura e/o la cessazione delle aziende. Occorre chiedersi se le aziende chiudono perché gli abitanti si trasferiscono oppure se le persone si spostano altrove per trovare più opportunità lavorative?”

Come controbattere questo fenomeno?

“Da un’ approfondita analisi sulle trasformazioni in atto svolta all’inizio di questo anno dalla Femca-Cisl della Emilia Romagna la categoria della Cisl che si occupa dei settori che vanno dalla chimica, alla ceramica, al tessile alla gomma plastica, al bio-medicale, alle multi utility del gas-acqua si evidenziano alcune criticità, ma anche delle opportunità che vanno sicuramente rafforzate per rispondere meglio alle nuove sfide. L’Appennino ha le carte in regola per essere un laboratorio dove sviluppare ricerca e innovazione. Ma penso anche alla formazione/scuola dove il rapporto tra imprese e territorio deve vedere strategico l’utilizzo dei fondi interprofessionali; al sostenere “reti” di imprese creando quelle sinergie che permettono di realizzare non solo filiere nella produzione, ma anche nella commercializzazione e nella internazionalizzazione dei prodotti.

Un esempio?

“Quello dell’istituto professionale Motti che prevede per gli anni 2012/2013 dei percorsi di studio per produzioni dolciarie e la gestione delle risorse forestali nonché per la formazione dei primi ‘tecnici’ per il turismo. Un progetto che collega fortemente la scuola al tema del mondo del lavoro in Appennino. Da replicare”.

“Altrettanto devono essere utilmente rinnovati e dove necessario implementati accordi con gli istituti di credito a sostegno del reddito dei lavoratori in particolare se sottoposti all’utilizzo di ammortizzatori sociali”.

Tra i punti che il sindacalista trova di ampio respiro per le imprese anche “certificazioni e tracciabilità dei prodotti, sostegno all’evoluzione ed espansione dell’economia verde, sino ad arrivare a “definire una ‘visione complessiva’ (il più possibile condivisa tra gli attori in campo) al fine di orientare i comportamenti e le scelte nella quotidianità”.

Sul fronte del turismo, Luca Ferri condivide il tema dell’area vasta che dal mare delle Cinque Terre arriva fino al crinale tosco-emiliano. “I due parchi nazionali uniscono le forze e, insieme alle regioni Liguria, Toscana ed Emilia Romagna, rilanciano i territori valorizzando il grande patrimonio paesaggistico e la rete di imprenditori che ha scelto di investire su un’ economia sostenibile e su un turismo di qualità”.

Situazioni critiche?

“Le rileviamo nelle procedure fallimentari in capo alle società che gestiscono le più importanti stazioni sciistiche dell’Appennino reggiano cioè Cerreto Laghi, ma anche Febbio che sicuramente hanno delle potenzialità, ma che fino ad oggi non hanno dato una garanzia di continuità nella loro attività che vuol dire anche garanzia di posti di lavoro. Occorre capire se questa vocazione và rafforzata verso altre “forme” di turismo che non sia esclusivamente quello invernale. Il settore dell’edilizia rappresenta un’altra criticità da noi in montagna: infatti vediamo nascere ditte individuali di giorno in giorno e dove purtroppo ancora tanti lavoratori non hanno dei contratti regolari”.