“Dinnanzi alla carenza di risorse, proponiamo nuove attività e sinergie col territorio: oggi ne presentiamo 131”. E’ la sintesi del modello moderno ed efficace di Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale illustrato a Napoli alla 7° Conferenza organizzativa dell’Associazione nazionale bonifiche e miglioramenti fondiari (Anbi).

In giorni nei quali “mentre il “Parlamento Europeo ha emanato una risoluzione sulle risorse idriche, l’acqua, come diritto universale e fondamentale fattore ambientale” come ricordato da Massimo Gargano, presidente Anbi

“Presentiamo quest’oggi – ha spiegato Marino Zani, presidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale dinanzi a una platea di 300 ‘bonificatori’ intervenuti da tutta Italia – 131 collaborazioni istituzionali attivate negli ultimi tre anni con accordi, convenzioni, protocolli d’intesa, nel nostro comprensorio che spazia tra cinque province e due regioni dove vivono oltre 500 mila persone. Questa rete di collaborazioni consente di attivare risorse finanziarie per 13 milioni e 800 mila euro per realizzare investimenti e gestire le attività correnti”.

Quale la chiave del modello innovativo che corre tra Enza e Secchia, tra il fiume Po e l’Appennino?

“Le nuove collaborazioni – ha spiegato Zani – sono quelle stanno portando il Consorzio verso nuove funzioni, oltre a quelle consolidate di scolo, irrigazione, bonifica montana e ambiente. “Infatti, – ha spiegato Zani – in questi anni abbiamo affiancato alla realizzazione di opere di difesa idraulica quanto ci è stato richiesto da Ministeri, Regioni, Arpa, Province, Comuni, Università, Autorità di bacino del fiume Po, gestori di reti fognarie, associazioni, enti Paco, altri Consorzi”.

Tra queste spiccano, accanto alla progettazione di opere pubbliche, opere di manutenzione del reticolo minore non consorziale, il controllo di fauna alloctona (importata, come il gambero della Lousiana o le nutrie) che gravi rischi comporta per la sicurezza idraulica, la gestione congiunta di uffici di relazione con il pubblico Urp anche di altri consorzi, l’attività di educazione ambientale e di valorizzazione del secolare patrimonio consortile con associazionie progetti mirati. Ma anche il recupero ambientale aree di pregio, l’utilizzo di reflui a fini irrigui per economizzare l’utilizzo dell’acqua, la collaborazione con la Protezione civile per la gestione delle emergenze, l’assistenza tecnica agronomica con Irriframe per consigliare agli agricoltori quando e come irrigare. Attività di vigilanza delle pertinenze consorziali sono svolte dalle Gev che, per altro assieme alla Lipu collaborano nella gestione ambientale di veri musei all’aria aperta: le casse d’espansione. Ancora convenzioni con associazioni sportivi, ma pure per la gestione e l’elaborazione di dati idrometereologici e la valutazione, con l’Autorità di Bagino fiume Po, della gestione dei rischi di alluvioni. Controllo della qualità dell’acqua, gestione del verde pubblico , certificazione, studi idrologici per i comuni, sino alla realizzazione di infrastrutture stradali e la progettazione di centrali idroelettriche sono alcuni degli esempi”.

“Vogliamo continuare a proporre opportunità per il Paese – ha affermato Massimo Gargano – soprattutto ora che si respira un rinnovato slancio dell’opinione pubblica verso quella cultura della concretezza, che da tempo, in sintonia con il principio europeo e costituzionale della sussidiarietà, pratichiamo con progetti (il Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico o Irriframe per l’ottimizzazione d’uso dell’acqua in agricoltura) che non solo rispondono ad esigenze del Paese, ma rappresentano significativi volani economici ed occupazionali.