“Su 172.000 pensionati presenti a Reggio Emilia si stima che siano ben oltre 30.000 quelli che non abbiano ricevuto nessun aumento della propria pensione dal 1 gennaio 2012. L’adeguamento Istat del 2,6% è stato riconosciuto dal governo Monti solo alle pensioni inferiori a 1.405 euro lordi”.

E’ la denuncia che di Margherita Salvioli Mariani, segretaria della Cisl di Reggio Emilia, e di Loris Cavalletti, segretario della Fnp Cisl di Reggio Emilia, che spiegano: “Tradotto in cifre significa che metà di questi pensionati non avrà un adeguamento di 500 euro e gli altri avranno penalizzazioni a crescere, un altro 13% di 600, un 10% di 700, un 9% oltre 1.000 euro all’anno!”

“Sono penalizzazioni che rimarranno nel tempo e non saranno recuperate e che si ripeteranno anche nel 2013. Tutto ciò si aggiunge ad una perdita di potere che era già stata stimata per gli anni precedenti in 25% 30% del potere d’acquisto”.

Ma non è un taglio alle pensioni ricche?

“No – entra nel dettaglio Cavalletti -. Stiamo parlando per la maggior parte di pensioni considerate al lordo. Sono pensioni di operai, impiegati che hanno lavorato una vita e costruito un paese distrutto dalla guerra e portato tra i primi sette paesi del mondo”.

E con riferimento alla manovra Monti “i pensionati della Cisl la giudicano pesante e iniqua. Con i sacrifici richiesti ad alcuni, significa avvicinarli alla fascia di povertà. Non crediamo, dicendo questo, di essere catastrofisti”.

Quali gli altri elementi negativi della manovra?

“Sicuramente l’introduzione della tassa Imu, che aumenta notevolmente quello che si pagava con la vecchia Ici; ed all’Imu si aggiungono l’aumento delle addizionali regionali e comunali, l’aumento dell’Iva, e altre tasse. Si può calcolare dai 700 ai 1.000 euro. Anche per chi ha avuto l’aumento dovuto alla rivalutazione delle pensioni, che sarà al massimo sui 300/500 euro, il piatto piange”.

Cosa incide sulle famiglie?

“Ai dati di cui sopra – interviene Margherita Salvioli Mariani segretaria della Cisl di Reggio Emilia – occorre assommare tutti gli altri aumenti che le famiglie dovranno sopportare: il carrello della spesa di un punto percentuale in più rispetto all’inflazione rilevata: colpa di carburanti, Rc auto, aumento beni prima necessità, aumento tassi di interesse mutui e credito al consumo. Solo per il bene auto l’aumento dei carburanti in un anno è cresciuto di 200 euro ad automobile. Considerando che la maggioranza delle famiglie possiede 2 auto, l’aumento medio si attesta intorno ai 400 euro. Il costo auto aumenta di ulteriori 100 euro ad auto (200 a famiglia) per l’aumento dell’Rc auto”. Insomma questa stangata costerà in media dai 900 ai 1200 € all’anno per famiglia”.

Oltre a questo ci sono anche anomalie nel mercato?

“Sì. Pensiamo all’aumento dei beni di prima necessità che a causa di ‘arrotondamenti’ anomali, aumenti Iva e incidenza dei carburanti sul trasporto, è quantificabile in almeno 300 euro in più a famiglia”.

Non resta che ricorrere alle banche?

“Macchè. Anche qui – prosegue lan segretaria della Cisl – registriamo l’aumento dei tassi di interesse in merito ai mutui e al credito al consumo registrati nell’ultimo anno a carico dei consumatori e delle aziende così quantificabili: per i primi in un aumento dei costi di circa 200 euro medie annuali e per le seconde in un aumento del rischio fallimento, anche per colpa di uno Stato assente che spesso non onora nei tempi dovuti i debiti nei confronti delle stesse”.

Tutti questi fenomeni assieme cosa comportano?

“Un impoverimento più diffuso e l’allargamento della forbice tra ricchi che diventano sempre più ricchi e chi è povero che diventa sempre più povero”.

Eppure in parlamento si sono auto ridotti le spese…

“Noi, invece, – taglia corto Salvioli Mariani – siamo indignati perché ogni categoria riesce a farla franca a non pagare il prezzo della crisi dai politici che fanno finta di tagliarsi lo stipendio, ai manager che sfuggono al tetto degli aumenti, alle pensioni d’oro (cui non si arriva mai)… Noi sappiamo che oggi non è possibile cambiare questa manovra c’è però una cosa che si può fare: utilizzare i soldi recuperati dalla lotta all’evasione e all’elusione fiscale per ridurre le tasse ai pensionati e ai lavoratori dipendenti. Sosteniamo l’impegno del governo in questa direzione e invitiamo a fare di più, insieme ai comuni ma occorre dare un segnale forte di riduzione della pressione fiscale”.

Non ultimo uno sguardo dei pensionati al mondo del lavoro. “Auspichiamo che dalla riforma del mercato del lavoro arrivino aiuti concreti ad aumentare l’occupazione, in particolare giovanile – sostiene Loris Cavalletti – Oggi molti pensionati sono la cassa integrazione dei figli o nipoti. Se Monti riesce a rilanciare l’occupazione giovanile avrà tutto il nostro sostegno. Se invece vuole togliere altri diritti i pensionati saranno al fianco dei lavoratori nelle piazze per sostenere proposte di lavoro per i giovani e più equità”.