L’attività principale era l’installazione di impianti informatici, ma nel bilancio figuravano costi ingenti per l’acquisto di hardware per circa 7 milioni di euro in un solo anno, di cui 4 completamente fittizi. È stata questa la “spia” che ha fatto scattare i controlli dell’Agenzia delle Entrate di Parma su un’azienda del settore informatico coinvolta in una frode Iva da 1,6 milioni di euro, cui si aggiungono 4 milioni di costi non deducibili.
La frode arriva sulle sponde dell’Atlantico – La società parmense acquistava componenti informatici da un’altra azienda, risultata essere la capofila dell’operazione, e li rivendeva a un terzo soggetto, un’azienda portoghese che in realtà era “pilotata” dall’Italia. Il circolo vizioso non si fermava al largo dall’Atlantico: la società portoghese vendeva a sua volta a otto imprese, tutte “società cartiere” con sede in diverse città del nord Italia.
La fitta rete di transazioni, come hanno scoperto gli 007 della Direzione Provinciale di Parma, esisteva solo sulla carta: in realtà non è mai avvenuta alcuna movimentazione di merce. Le aziende coinvolte si limitavano, infatti, a emettere le fatture, con l’obiettivo comune di abbattere le imposte attraverso operazioni inesistenti.
Il rappresentante legale della società è stato denunciato alla Procura della Repubblica per i risvolti penali della vicenda.