Non capisco che ragioni abbia la sinistra di esaltare il Governo Monti, un governo che appare chiaramente l’espressione dei poteri forti e delle banche. Il Governo Monti, detto anche del Presidente, è oltretutto il frutto di una operazione di palazzo priva di un qualsiasi mandato elettorale. Se si osserva poi la composizione del governo Monti e le biografie dei tecnici che lo compongono si noterà l’esistenza di un comune denominatore, solo apparentemente casuale: l’influenza determinante del potere bancario e finanziario internazionale. Uno dei risultati più importanti dell’attività di ricerca di Mario Monti in campo economico è stato il modello di Klein-Monti, che descrive il comportamento di una banca in regime di monopolio. Monti è stato international advisor per la Banca d’affari Goldman Sachs, con sede legale negli Stati Uniti, oltre che presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse fondato nel 1973 da David Rockefeller. Non a caso ad un banchiere, Corrado Passera, già Amministratore delegato del Gruppo Banca Intesa, è stato assegnato uno dei ministeri chiave dell’attuale Governo, quello dello Sviluppo e delle Infrastrutture; Passera, oltretutto, ha un marchio di fabbrica ben preciso: ha collaborato infatti con il Gruppo di Carlo De Benedetti ed in particolare con la CIR, la holding del Gruppo, dove ha ricoperto la carica di Direttore Generale fino al 1990. Successivamente è stato direttore generale del Gruppo editoriale l’Espresso è co-amministratore delegato del Gruppo Olivetti. Un altro dato emblematico, che emerge dalla composizione dell’attuale Governo, è rappresentato dal fatto che il Presidente in carica è stato un collaboratore del Gruppo bancario Goldman Sachs, ammesso che non lo sia ancora, così come lo è stato l’attuale Presidente della BCE, Mario Draghi, già Governatore della Banca d’Italia, ed il già Presidente del Consiglio, Romano Prodi. La centralità delle banche, ed in particolare della banca d’affari Goldman Sachs, in questo “travaglio” politico che ha condotto alla formazione del Governo Monti, appare emblematica, in Italia come in Grecia; in quest’ultima infatti, a guidare il Governo è stato chiamato un altro banchiere, già vice presidente della BCE.
Questo predominio dei banchieri e delle banche nella composizione dell’attuale Governo appare a molti paradossale, se solo si pensa che: la crisi economica internazionale in corso è nata a seguito della politica spregiudicata delle banche, americane ed europee, nel settore del credito senza garanzie e della speculazione finanziaria; queste stesse banche sono state salvate dalla bancarotta solo attraverso massicci interventi pubblici, ossia attraverso i soldi dei cittadini contribuenti e dei risparmiatori; queste stesse banche, responsabili per larga parte delle attuali difficoltà economiche, hanno la presunzione, non solo di guidare l’uscita dalla crisi, ma anche di dirigere politicamente gli Stati, senza avere ricevuto alcun mandato dal popolo sovrano; la crisi dell’Euro che stiamo vivendo deriva soprattutto dal fatto che la Banca Centrale Europea non ha finora fatto nulla per difendere la stabilità della moneta europea e nulla per finanziare lo sviluppo economico. Un Euro non protetto dunque, che ha permesso alle nazioni più forti, come Francia e Germania, di fare il bello ed il cattivo tempo, a scapito degli altri Paesi europei.