Con l’approvazione dell’apposito Regolamento nel corso della seduta del Consiglio dell’Unione delle Terre d’Argine di ieri, 17 novembre, è partito l’iter per istituire la Consulta per l’integrazione dei cittadini stranieri dell’Unione stessa. “Si ritiene opportuno dare vita a questa forma di rappresentanza non elettiva quale organo consultivo del Consiglio e della Giunta – ha spiegato presentando il documento l’assessore alle Politiche sociali dell’Unione Stefania Zanni – Il Regolamento è stato discusso in diversi incontri: la creazione di strutture simili, che vedono la presenza anche di rappresentanti della società civile, del volontariato, dell’economia e non solo delle associazioni degli immigrati, costituisce uno degli elementi fondamentali per garantire inclusione e strumenti di rappresentanza e partecipazione dei cittadini stranieri. Tra i compiti della Consulta quello di favorire la conoscenza delle regole della nostra società: diritti, doveri, ma anche l’educazione alla legalità e alla convivenza, senza dimenticare la promozione delle Pari opportunità. Questo Regolamento è un primo passo, in futuro saranno possibili migliorie, così come nuovi ingressi nella Consulta”.
Nel Regolamento si sottolinea che la Consulta ha ampia rappresentatività tra le organizzazioni sociali, del volontariato, le istituzioni, il Terzo settore ed i diversi soggetti che operano e hanno rapporti diretti con il mondo dell’immigrazione e con l’associazionismo dei cittadini stranieri. Inoltre, al fine di renderla maggiormente funzionale, si individua, all’interno di essa un Comitato esecutivo, nonché la possibilità di organizzare gruppi di lavoro inerenti tematiche specifiche formati sia da componenti sia da esperti o tecnici indicati dalla Consulta stessa. La Consulta inoltre può organizzarsi in Commissioni di lavoro che possono occuparsi di temi specifici. Il Presidente della Consulta (eletto ogni anno a maggioranza) può partecipare al Consiglio dell’Unione e intervenire con la sola facoltà di parola. Suoi componenti sono il Commissario di Pubblica sicurezza, il Direttore di distretto dell’Azienda Usl, un rappresentante dell’associazionismo per i diversi ambiti individuati, uno del Patto per la Scuola, uno della Commissione Pari Opportunità; e poi ancora uno ciascuno per ogni associazione economica, datoriale e sindacale, e altri quattro in rappresentanza del volontariato e della cooperazione. Previsto anche un posto nella Consulta per ogni associazione etnica del distretto, avente Statuto e Atto costitutivo registrato. Non sono invece previsti gettoni di presenza per le sedute di questo organismo, né rimborsi spese. La Consulta dovrà infine riferire sui propri lavori al Consiglio dell’Unione almeno una volta all’anno. Il costo della stessa, previsto nel Piano attuativo locale del Piano di Zona per il 2011, è indicativamente di 5mila euro (fondi regionali).
Dopo l’intervento di Zanni ha preso la parola Riccardo Bassi (Riformisti) per illustrare alcuni suoi emendamenti al testo del Regolamento. “Mi interessa che questo atto sottolinei gli aspetti dell’efficienza, della concretezza e della territorialità, in quest’ultimo caso ricordando che i quattro Comuni dell’Unione hanno realtà differenti. Così la Consulta può partire con obiettivi precisi”. Gli emendamenti di Bassi riguardavano gli articoli del Regolamento su natura e ruolo dell’organismo, funzioni dello stesso, composizione, tempi delle sedute e loro validità.
Il dibattito che si è sviluppato in Consiglio ha visto muovere molte critiche da parte delle opposizioni al Regolamento in discussione e più in generale alla decisione di dare vita alla Consulta per l’integrazione dei cittadini stranieri. Critiche motivate dagli esponenti del centro-destra dal fatto che “gli immigrati non sono interessati a questa Consulta e all’integrazione e perfino la Merkel dice che il multiculturalismo è fallito (Rossi, Lega nord)”, che “non serve a niente, tant’è che stasera in aula ad ascoltare non c’è nessun immigrato o loro rappresentante (Russo, PdL)”, “non è rappresentativa, dovreste essere voi come maggioranza a portare avanti politicamente le istanze degli immigrati, vi fate solo propaganda (Benatti, PdL)”, “comunque prevede uno stanziamento da parte dell’ente pubblico, soldi buttati, mandiamo a casa tutti gli immigrati (Alboresi, Lega nord)”. Da parte di diversi esponenti della maggioranza invece sono venute affermazioni di sostegno e apprezzamento nei confronti dell’istituzione di questa Consulta: “un inizio di percorso, una fornace di mattoni sociali per l’Unione del futuro, che non deve essere uno spot (Bagnoli, Pd), “Il multiculturalismo c’è già, c’è chi raccoglie ora le firme per dare la cittadinanza a chi è nato qui (Cocozza, Pd)” “Uno strumento utile, da mettere alla prova accettando questa sfida (Bizzarri, IdV), “il tema dell’immigrazione va affrontato in modo serio, con la Consulta colmiamo una mancanza di dialettica politica tra enti locali e cittadini e di questo ci facciamo carico (Dalle Ave, Pd)”.
L’assessore Zanni in sede di replica ha poi ribadito che il Regolamento è volutamente snello, per evitare anche errori che hanno portato organismi simili in altre località a non funzionare appieno, e che molti immigrati hanno voglia di lavorare per avviare questo percorso: infine ha respinto alcune delle argomentazioni portate dagli esponenti della opposizione all’attenzione dell’aula. Si è andati (dopo le dichiarazioni di voto) all’esame degli emendamenti portati all’attenzione del Consiglio da Riccardo Bassi, tutti poi votati dal solo proponente. Il Regolamento è stato invece votato da Pd, Sinistra per le Terre d’Argine, Verdi, IdV, contrari Lega nord, PdL e Fli, astenuto Riccardo Bassi.
Daniela Depietri, capogruppo del Pd, ha poi letto in aula il testo di un ordine del giorno da lei sottoscritto assieme alla collega democratica Francesca Cocozza, a Riccardo Bassi (Riformisti) e Giulia Olivetti (Verdi). Il documento premetteva che il Regolamento “disciplina le modalità di formazione, organizzazione e funzionamento della consulta mista, che prevede la partecipazione di associazioni italiane e straniere, istituzioni, associazioni di categoria; in esso e per la natura stessa della Consulta mista, che prevede al suo interno un variegato numero di soggetti istituzionali, la maggior parte dei quali designa un singolo rappresentante, non è possibile fissare una percentuale che tenga conto del genere” e sottolineava che “sono presenti nell’Unione associazioni culturali multietniche che rappresentano le donne immigrate e che, oltre a essere riconosciute per i loro meriti in ambito territoriale, hanno dimostrato di essere un riferimento per l’accoglienza, per affrontare le difficoltà e per realizzare progetti di gruppo; per questo è auspicabile una particolare attenzione alla rappresentanza territoriale al fine di dare concreta ed effettiva conoscenza di ciò che avviene in tutto il territorio con le relative specificità; è poi obiettivo principale della Consulta mista, applicare e perseguire i principi di uguaglianza e di pari dignità anche riferiti alla rappresentanza nel predetto organo”. L’ordine del giorno impegnava infine la Giunta e invitava la costituenda Consulta ad attivarsi “affinché le nomine all’interno della Consulta favoriscano una cospicua rappresentanza femminile, sia nella Consulta stessa che nel Comitato esecutivo, in quanto nell’Unione Terre d’Argine l’immigrazione femminile rappresenta il 50% del totale degli immigrati e richiede di essere rappresentata anche in sede istituzionale, ossia nella Consulta; a incoraggiare, attraverso uno specifico gruppo di lavoro, progetti volti a favorire l’integrazione delle donne straniere; ad agire e a operare affinché la Consulta stessa, pur essendo un organo consultivo, si doti di carattere di efficienza e concretezza nelle analisi delle tematiche immigratorie e conseguentemente nelle proposte”.
Anche su questo ordine del giorno si è acceso un breve dibattito con Roberto Benatti (PdL) che ad esempio ha accusato i firmatari dello stesso di avere scritto un testo “patetico ed ipocrita. Avete citato qui e non nel Regolamento la quota del 50% di donne perché sapevate che le associazioni musulmane non l’avrebbero accettato”. Depietri dal canto suo ha rigettato queste affermazioni spiegando che le opposizioni non leggono i documenti prima di intervenire in Consiglio e che attraverso indicazioni come quelle contenute nell’odg “si può lavorare per avere più donne possibili nella Consulta”. Il documento in questione è stato votato da Pd, Sinistra per le Terre d’Argine, Verdi, IdV, Riformisti, contrari Lega nord, PdL e Fli.