Quella dei fabbricati rurali è una storia infinita. Da oltre 15 anni la legislazione e i documenti ministeriali sono alla ricerca di una definizione che chiarisca definitivamente cosa si intende per “fabbricato rurale” ma il chiarimento non è ancora arrivato.

L’ultimo atto di questa storia è il “decreto sviluppo” che ha fissato al 31 settembre prossimo il termine per accatastare i fabbricati rurali nella categorie A/6 (per uso abitativo) e D/10 (per uso strumentale). Secondo le ultime volontà dei legislatori, solo queste due classificazioni catastali assicurano al fabbricato l’esenzione dall’Ici e dalle altre imposte.

Ancora una volta si tratta di un provvedimento nato male e proseguito peggio, perché l’attuazione pratica è stata rimandata ad un successivo decreto attuativo che, a poco più di due settimane dalla scadenza, non è ancora stato emanato. Questo fatto rende impossibile procedere praticamente nell’operazione.

“Diciamo innanzitutto- spiega il Presidente Lorenzo Melioli- che la misura non riguarda la totalità degli edifici agricoli ma solo quelli che sono stati accatastati in passato in categorie diverse dall’A/6 e D/10. Nessuna operazione va fatta per i fabbricati rurali già accatastati in queste due categorie o iscritti come fabbricati rurali al catasto dei terreni e per i quali permane la connessione con l’attività agricola. Confagricoltura- prosegue Melioli- ha da subito criticato questo “inquadramento forzato” dei fabbricati rurali, sia per i costi che ricadono sull’agricoltore, sia per motivi strettamente tecnici e giuridici. Sulla scorta della normativa e dei chiarimenti ministeriali che si sono succeduti in questi anni, riteniamo infatti che la “ruralità” e la conseguente esenzione fiscale dipenda dalla reale connessione con l’attività agricola e non dalla categoria catastale attribuita al fabbricato”.

Allo stato attuale, stante la rilevanza degli adempimenti e dei ristretti termini previsti per la presentazione delle domande, Confagricoltura ha richiesto alla Direzione dell’Agenzia del Territorio un incontro per cercare di superare le criticità della normativa ma ad oggi le risposte non sono arrivate.

Vista la ristrettezza dei tempi, non rimane che puntare ad una proroga del termine del 30 settembre; su questo passaggio Confagricoltura è impegnata attraverso l’utilizzo di tutti i canali istituzionali.