Il consiglio comunale di Reggio Emilia, insediatosi il primo agosto 2009, dopo due anni effettivi di mandato si è riunito 83 volte (17 volte nel 2009, 40 volte nel 2010 e 26 volte nel 2011) con una media, escludendo i mesi di agosto e le festività natalizie, di circa un incontro a settimana.

In queste sedute, senza entrare nel merito della qualità del lavoro svolto (ognuno potrà dare un giudizio personale e politico), sono state discusse 75 mozioni, 140 delibere di consiglio comunale e 22 ordini del giorno. A questi dati vanno aggiunte 224 interpellanze che si sono tenute nella prima ora del consiglio comunale, prima di fare l’appello che da l’inizio ufficiale dell’assise come previsto dal regolamento.

La media della durata effettiva dei consiglio comunali è poco meno di 4 ore, fanno eccezione quei pochi consigli comunali dove si è discusso di bilancio preventivo e consuntivo che hanno avuto una durata maggiore.

Ma quanto costa alla comunità un consiglio comunale? Considerando i gettoni di presenza per i consiglieri, gli straordinari del personale (le ore di pomeriggio sono in aggiunta a quelle fatte dai dipendenti la mattina nei propri uffici), i costi della sala, possiamo ipotizzare la spese intorno a 5.000,00 euro.

Senza inseguire nessun demagogo sui costi della politica, l’utilità dei consigli comunali non può essere messa in discussione (si tratta di costi per la democrazia e non della politica) va detto, però, che è arrivato il momento di modificare le “rilassanti abitudini dei consiglieri comunali” cercando di massimizzare i lavori del consiglio a costi più bassi?

Ritengo che il consiglio comunale di Reggio Emilia debba cambiare le sue abitudini: va convocato ogni 15 giorni (riducendo così della metà i costi dei gettoni annuali); vanno accorpate delibere e mozioni facendo durare i consigli comunali almeno 6/8 ore di buon lavoro; vanno convocati di mattina con interruzione pranzo. Questa razionalizzazione dei lavori porterebbe ad un risparmio di circa 60/80.000 euro l’anno.

E’ un tema che la politica locale dovrà porsi soprattutto con gli ulteriori tagli preannunciati dal governo nazionale; se si vuole dare una risposta efficace, non demagogica ed in sintonia con la volontà di ridurre i costi della politica, salvaguardando i costi della democrazia, bisognerà rimodulare l’organizzazione del lavoro.

In questo modo con un giusto sforzo in più (vi ricordo che spetta per legge a chi è dipendente di godere del giorno di riposo pagato per partecipare al consiglio comunale) si otterrebbe lo stesso risultato a costi più bassi; insomma, invece di lavorare 4 ore scarse ogni settimana si dovrà lavorare 8 ore ogni due, d’altronde il gettone di presenza è in linea con quanto guadagna un C4 nella pubblica amministrazione con un giorno intero di lavoro.

Stessa cosa può essere fatta convocando le 6 commissioni consiliari, non è più possibile prevedere commissioni convocate alle 18,00 per terminare alle 20,00 trattando un solo argomento; anche queste vanno razionalizzate accorpando più argomenti in un’unica commissione.

Il tema va affrontato, ogni euro risparmiato è un euro che potrà essere destinato ai bisogni della collettività e 80.000 euro l’anno non sono bruscoline.

Donato Vena (Comunisti Italiani – Federazione della Sinistra)