Modena chiede una centrale operativa unica sul territorio per le forze di Polizia. Il Consiglio comunale, nella seduta di ieri, lunedì 23 maggio, ha approvato tre ordini del giorno sul tema della sicurezza. Il primo è stato presentato da Mpa e ha ricevuto anche il voto favorevole di Modenacinquestelle.it, Lega nord e Pdl, l’astensione di Idv e il “non voto” del Pd. Il secondo, presentato in corso di seduta da Modenacinquestelle.it, Lega nord e Mpa, ha raccolto il voto favorevole anche di Pdl e Idv, l’astensione del consigliere Luigi Alberto Pini del Pd e il “non voto” del Pd. La terza mozione, presentata dal Pd sempre in corso di seduta, ha suscitato l’astensione di Lega nord e Idv, e il “non voto” di Modenacinquestelle.it, Mpa e Pdl.
Nel dettaglio, la prima mozione impegna il sindaco “affinché si faccia portavoce alle istituzioni competenti provinciali per realizzare una realtà operativa centralizzata”, ha detto il consigliere Sergio Celloni (Mpa) leggendo il dispositivo, “e presso i ministeri competenti affinché si incontrino ad un tavolo di confronto per riformare l’intero sistema dei servizi di Polizia, coordinandoli militarmente eventualmente in un unico Corpo al fine di razionalizzare e contenere al meglio le spese in un momento di richiesta di riqualificazione dei servizi”.
Il secondo ordine del giorno, presentato in Aula da Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle.it), impegna sindaco e Giunta “a proporre al prefetto, nella prossima riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, l’istituzione di una sala operativa unica a carattere interforze” e “a chiedere che a Modena si dia inizio alla sperimentazione del numero unico europeo per le chiamate d’emergenza”.
Il terzo ordine del giorno, presentato in Consiglio da Maurizio Dori (Pd), ha posto principalmente l’attenzione sulle carenze organiche di ciascun Corpo di polizia e sicurezza del territorio e dell’Amministrazione giudiziaria, invitando l’Amministrazione comunale “a compiere ogni sforzo per arrivare in breve tempo alla realizzazione di una centrale operativa unica delle forze di Polizia per la gestione sempre più integrata e funzionale della sicurezza pubblica e urbana”.
AMPIO DIBATTITO IN CONSIGLIO
Il tema della sicurezza, introdotto da tre ordini del giorno presentati in Aula nella seduta di ieri, lunedì 23 maggio, per chiedere una centrale operativa unica, ha suscitato un vivace dibattito.
Per il Pd, Stefano Goldoni ha sottolineato che “alla domanda di maggior tutela nelle aree urbane il Governo risponde con un’annosa carenza d’organico, che solo nella provincia di Modena si può stimare in più di 200 unità e che ha causato una riduzione dell’attività operativa e investigativa”. Maurizio Dori ha evidenziato che “quando si parla di sala operativa unica bisogna capire se si intende unificazione delle forze di polizia, con riduzione di costi-benefici, o coordinamento a livello centrale e decentramento a livelli periferici. Oggi si registra una duplicazione di vertici: su 103 provincie ci sono 515 sale operative a livello nazionale, più altre minori. Occorre uno sforzo di coordinamento”. Il capogruppo Paolo Trande ha definito positivo il fatto che da tutti i gruppi arrivi “l’auspicio che al più presto si possa giungere a una centrale operativa unica”, ma “non siamo d’accordo sul modo troppo secco di dare mandato al sindaco, che non può imporre l’indicazione del Consiglio, in quanto la centrale operativa unica passa attraverso una definizione normativa. Per questa ragione, il Pd si avvarrà del non voto, consentendo però di mantenere il numero legale”, ha aggiunto. Luigi Alberto Pini ha precisato che “la legge non prevede l’obbligatorietà di creare un sistema operativo unico, dice solo che il prefetto può realizzarlo dove possibile in termini di risorse. Da qui deriva l’accenno al fatto che le forze di Polizia si trovano in oggettiva carenza di organico, disperse non solo per mancanza di coordinamento, ma anche perché impegnate in compiti curiosi”.
Sergio Celloni, Mpa, si è detto felice di sentire che “dal basso c’è il desiderio di costituire un Corpo unico di Polizia, ma è fondamentale – ha aggiunto – che venga mantenuta una struttura militare verticistica: per garantire sicurezza servono immediatezza, senso d’ordine e subordinazione”. Per il consigliere, inoltre, “non c’è una deficienza di organico, ma sottovalutazione e sottoccupazione: deve essere organizzato meglio ed è necessario ridurre le dispersioni negli uffici”.
Eugenia Rossi, Idv, ha commentato: “Non so se sia fattivo, fattibile e auspicabile il fatto di avere un Corpo unico di Polizia, vista anche la logica di Stati federati verso cui si sta tendendo. Senz’altro non è positiva una capillarizzazione che costringe a posizioni di lentezza e mancato coordinamento, non perché ci siano pochi agenti ma perché non vengono razionalizzate le risorse. Auspichiamo un cambiamento a livello nazionale, ma dobbiamo intervenire a livello locale”.
Vittorio Ballestrazzi, Modenacinquestelle.it, ha richiamato la legge 121/81 sottolineando che varie parti non sono state attuate, come “l’articolo 21, che parla di sala operativa unica”. Il consigliere ha inoltre osservato che “nel patto di Modena sicura sono inseriti aspetti che, se applicati, risolverebbero il problema della sicurezza e della maggiore efficienza ed efficacia delle forze di Polizia nel territorio. Il dovere del Consiglio è sollecitare e controllare l’applicazione del patto”.
Adolfo Morandi, Pdl, ha evidenziato che “per il Pd ogni occasione è buona per attaccare il Governo. Il ministro Maroni è venuto a Modena a firmare il Patto per la sicurezza e ha ammesso che è un ottimo sistema di coordinamento delle varie forze, in gradi di portare a un miglioramento del controllo del territorio. La strada intrapresa è buona e va continuata: il ministro ha comunicato di aver firmato altri 50 patti per la sicurezza, di cui Modena è stata la capostipite”.
Nel dibattito è intervenuto anche l’assessore comunale alla Qualità urbana e sicurezza Antonino Marino, secondo il quale “i temi della sicurezza e dell’ordine pubblico competono al Governo centrale, ma quelli della sicurezza e della politica integrata prevedono una collaborazione reciproca e il coordinamento delle diverse operazioni messe in atto sul territorio”. L’assessore ha sottolineato che in questo senso è “aumentato e migliorato il coordinamento sul territorio e sono stati promossi tavoli tecnici e comitati paritetici in Questura e Prefettura. C’è bisogno però di qualche strumento in più”, ha concluso.