Un netto calo degli infortuni sul lavoro dovuto non solo alla riduzione dell’occupazione ma anche all’efficacia delle attività di prevenzione che si sono concentrate nei settori più a rischio. Il calo degli infortuni riguarda anche il settore dell’agricoltura dove però rimane una connotazione di maggiore gravità degli incidenti. Sono i dati che emergono dal Rapporto annuale sull’andamento degli infortuni e delle malattie professionali curato da Provincia di Modena, Azienda Usl e Inail che è stato presentato giovedì 28 aprile in un seminario che si è svolto in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute dei lavoratori.
«Il calo degli infortuni, che i tecnici stimano abbia un incidenza superiore alla riduzione dell’occupazione, conferma la tendenza al costante miglioramento della situazione modenese» spiega Francesco Ori, assessore provinciale al Lavoro, sottolineando che questo avviene proprio «nei settori dove più si è insistito sulla formazione dei lavoratori, sulla prevenzione e sul controllo». Per Ori, però, è necessario «continuare sulla strada della prevenzione e tenere alta l’attenzione soprattutto in un periodo difficile come questo in cui i tagli alla sicurezza o il ricorso al lavoro nero sono un rischio evidente». Proprio il tema sottolineato dal prefetto Benedetto Basile che ha introdotto il seminario richiamando il primo articolo della Costituzione e il ruolo della Prefettura «impegnata oggi a garantire nel concreto il rispetto del testo costituzionale in un contesto economico e sociale in cui il lavoro nero può essere tra le cause principali di una nuova emergenza sicurezza».
Sono stati 17.355 in totale gli infortuni sul lavoro denunciati nel 2009 a Modena (erano 21.755 nel 2008) e, sulla base dei dati Inail aggiornati al 31 ottobre 2010, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni ne ha indennizzati 11.018: 10.308 nell’industria e nei servizi, 711 in agricoltura.
Negli ultimi cinque anni (dal 2005 al 2009) la tendenza alla diminuzione è costante con un netto aumento in valore assoluto nell’ultimo anno, in coincidenza con il calo dell’occupazione. Nell’industria e nei servizi si passa dalle 22.741 denunce del 2005 alle 16.463 del 2009, in agricoltura dalle 1.131 del 2005 alle 892 dell’ultimo anno esaminato.
Che il calo sia effettivo e non solo frutto della minore occupazione lo conferma, però, la riduzione che si registra negli indici di incidenza, cioè il calcolo del numero di infortuni per mille addetti. Il dato complessivo per tutti i settori su Modena è di 39,04 contro il 43,25 del 2008 e il 48,34 del 2005. I settori più a rischio rimangono quelli del minerario-ceramico, le lavorazioni del legno, l’edilizia e i trasporti.
Escludendo gli infortuni in itinere (avvenuti sul tragitto casa – lavoro) e quelli stradali in genere, il Rapporto evidenzia come i mortali del 2010 siano stati due (uno in agricoltura e uno in edilizia) contro gli otto del 2009 (cinque in agricoltura). Nei cinque anni tra il 2006 e il 2010 gli infortuni mortali sono stati 28 contro i 46 del periodo 2001-2005 e i 60 del periodo 1996-2000.
A causa del ritardo nell’aggiornamento di alcune banche dati, il Rapporto quest’anno non riporta alcune analisi relative agli indici di frequenza e di gravità e ad alcuni indicatori per aziende e territori che saranno rese disponibili in un secondo momento.
Negli ultimi cinque anni la media degli incidenti sul lavoro con esito mortale è di 5,6 all’anno con un miglioramento rispetto al 9,2 dei cinque anni precedenti (2001-2005) al 12 del periodo 1996-2000 e al 12,8 dei cinque anni precedenti (1991-1995). Secondo il Rapporto annuale sull’andamento degli infortuni curato da Provincia di Modena, Azienda Usl e Inail i settori dove il miglioramento è stato più sensibile già a inizio decennio sono quelli del ceramico e dell’agricoltura, mentre nell’edilizia è solo negli ultimi cinque anni che assume valori significativi la riduzione della mortalità «anche grazie a un’analisi dettagliata delle cause di questi infortuni – spiegano gli esperti – sulle base della quale viene impostata l’attività di prevenzione».
Da una ricerca sviluppata sugli ultimi 13 anni di incidenti mortali (dal 1998 al 2010) risulta, per esempio, che in edilizia le cause più frequenti di decesso, siano state le cadute dall’alto da coperture e da aperture nei muri e solai (dieci casi), da ponteggi (cinque casi) e da scale (due casi), per un totale di 17 casi su 35, seguite dall’investimento da macchine operatrici (quattro casi) e da folgorazione con macchinari elettrici (tre casi).
In agricoltura, invece, le cause principali sono state lo schiacciamento da parte del trattore (13 casi su 32, di cui nove da ribaltamento in zone declivi), schiacciamento da altre attrezzature di lavoro (quattro casi), l’impigliamento in attrezzature di lavoro (in quattro casi: cardano, zappatrice, coclea di silos e rotoimballatrice), l’essere colpiti da materiali (cinque casi di cui tre sono stati alberi), la caduta dall’alto (da scale in due casi e da terrapieno in un caso) e il coinvolgimento di animali (due casi di shock da puntura di api e uno schiacciamento da mucca). In oltre quattro casi su dieci si è trattato di lavoratori autonomi: titolari d’azienda, soci o collaboratori familiari, in tre occasioni anche pensionati.