Il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Paolo Trande interviene sulla vicenda profughi/immigrati a Modena. «Solitamente loquaci quando si parla di immigrati, extracomunitari e stranieri in genere, i leghisti modenesi, stavolta, sembrano colpiti da improvvisa afasia. Stiamo tutti aspettando che dicano qualcosa, che sappiano dimostrarsi all’altezza della tragedia che si sta consumando nel Mediterraneo, in Italia, nelle nostre città.
I nostri leghisti e alcuni politici fanno finta di non capire: il problema non sono i profughi ma i migranti da paesi non in guerra. Dei 25 mila sbarcati a Lampedusa solo 2 mila sono profughi. E a questi va data accoglienza senza se e senza ma, nel quadro stabilito dall’accordo Stato-Regioni-Enti locali del 30 marzo. Con il resto che si fa? Si continua a tenere la linea del Ministro Maroni che non vuole inviare migranti in Veneto, Lombardia e Piemonte per non dimostrare il totale fallimento della gestione dell’emergenza Mediterraneo a poco più di un mese dalle elezioni amministrative?
E i leghisti di casa nostra cosa dicono? Ci stanno a considerare l’Emilia-Romagna regione di serie B? Pensano forse che debbano essere le regioni non-leghiste (o la Francia, o la Germania) a risolvere il problema di migliaia e migliaia di migranti che sono stati portati nelle tendopoli e poi lasciati scappare? In questa situazione, a Modena, quale sarà il passo successivo? Cosa diranno i soliti fluviali dichiaratori della Lega (e del Pdl)? Che è colpa del buonismo della sinistra e che tocca a Marino e Pighi fermare l’insediamento o il transito di molti migranti nei nostri territori?
Sia chiaro: a noi (e ai cittadini italiani) dei problemi di Maroni con i popoli padani non importa un fico secco. E ribadiamo che l’accoglienza dei migranti deve avvenire a certe condizioni: a) accordo (vero) con Tunisi su stop alle partenze e rimpatri; b) permesso di soggiorno temporaneo secondo l’articolo 20; c) niente sovraffollamenti pericolosi nelle nostre strutture (CIE, Caserme) e niente tendopoli; d) coinvolgimento di tutte le Regioni, con la sola esclusione dell’Abruzzo, quindi anche Veneto, Lombardia, Piemonte; e) costi a carico del Governo.
Senza queste condizioni sarebbe la vittoria della demagogia sulla responsabilità, della propaganda sulla necessità di adottare strategie credibili e praticabili per la soluzione dei problemi. Tutto il contrario di quanto visto fino a oggi».