Sono studenti universitari e delle scuole superiori, ricercatori e insegnanti, giovani precari delle professioni, ma anche dei call center, operai, lavoratori somministrati e lavoratori degli appalti di servizi, artisti precari. Sabato 9 aprile daranno vita ad una “precary parata” per le vie del centro storico di Modena al grido di “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta. Liberiamoci dalla precarietà”.
La giornata di mobilitazione nazionale che si sviluppa a Modena, e in contemporanea nelle principali piazze italiane, è promossa dal locale Comitato 9 Aprile che riunisce varie realtà dalla Cgil alla Rete degli Studenti, Unione Universitaria, Fuori Classe, Lettere in Movimento, Arci, Anpi, Giovani Democratici, Sinistra Ecologia e Libertà, Federazione della Sinistra, Sinistra per Modena, Popolo Viola, Coordinamento Giornalisti Collaboratori Precari Freelance E-R (Free C.C.P.), Emergency.
Due flash mob precedono la parata di sabato: un’azione a sorpresa si è tenuta ieri sulla linea dell’autobus n.7, l’altra domani 8 aprile alle 18.45 in piazzetta Pomposa.
Sabato 9 aprile alle ore 15.30 dal cortile della Facoltà di Economia (in viale Berengario) si muoverà un corteo di “fantasmi”, giovani in maschera e maglietta bianca a simboleggiare i lavoratori precari come lavoratori invisibili privi di diritti e tutele. Saranno accompagnati nella sfilata dai fiati e dai tamburi di giovani musicisti. Nel corteo sarà presenteanche una rappresentanza dei pensionati con lo striscione “La precarietà dei giovani la paghiamo Noi”.
In contemporanea alla parata, altri gruppi daranno vita a flash mob a sorpresa in altri punti del centro storico. Tutti insieme convergeranno in piazza Mazzini dove dal palco prenderanno la parola giovani e precari, con intermezzi musicali rock-blues del gruppo Bluscape.
Con questa mobilitazione i giovani chiedono spazio, alzano la voce per dire che l’Italia non li assomiglia, ma che non hanno intenzione di abbandonare questo Paese. Rivendicano un Paese diverso. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni, clientele. Un Paese che permetta a tutti di studiare, lavorare, inventare. Che investa sulla ricerca, valorizzi i talenti, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia.
L’appello a scendere in piazza è rivolto ai giovani, a chi ha lavori precari o sottopagati, chi non riesce a pagare l’affitto, chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, chi il lavoro non lo trova e chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che la loro mobilitazione d’autunno hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli.
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