L’assemblea del CCU del 30 marzo 2011 ha confermato le difficoltà del Comitato a svolgere utilmente il proprio ruolo di rappresentanza degli utenti del trasporto pubblico. Un ultimo segnale di frustrazione nei componenti del CCU dopo l’aumento delle tariffe e il taglio dei servizi. Una constatazione che i componenti presenti hanno ritenuto di proporre all’intero CCU con le dimissioni formali dall’incarico, anticipando di alcuni mesi la scadenza del mandato.

Un atto di resa dinanzi agli atteggiamenti dei referenti politici, istituzionali e d’impresa che hanno consentito una partecipazione solo formale dei cittadini-utenti. Di fronte a scelte impopolari ed affrettate come il taglio delle corse o l’aumento delle tariffe, non si è voluto nemmeno attendere la conclusione dell’iter della manovra di Governo. Una riduzione dei tagli che la stessa Regione ha promosso e fatto sua, ma che non ha portato modifiche o riduzioni agli aumenti già introdotti e confermando il biglietto in vettura a 1 euro e 50.

Ai problemi dei cittadini-utenti a sostenere l’aumento delle tariffe e il taglio dei servizi è sembrata prevalere la battaglia per la conquista di nuovi incarichi societari, in prospettiva ancora più lucrosi a seguito delle annunciate aggregazioni delle imprese di trasporto. Una manovra incoraggiata dalla stessa Regione Emilia-Romagna senza avvertire l’esigenza di approfondire gli obiettivi politici e industriali e i possibili vantaggi per l’utenza.

Una situazione che esclude i cittadini-utenti nel percorso delle decisioni che contano, ma che li coinvolge subito dopo per pagare il prezzo di queste scelte. Il CCU dimissionario auspica che i candidati al governo della città di Bologna sappiano colmare la distanza che separa la politica dai problemi degli utenti del trasporto pubblico.

(CCU di Bologna)