Nel corso del suo discorso di apertura del convegno sul tema “Famiglia comunità naturale, dono e responsabilità”, S.E il Vescovo di Reggio Emilia, Adriano Caprioli, ha svolto alcune considerazioni di particolare rilevanza sul piano sia teologico che pedagogico, che ritengo opportuno evidenziare.
Di particolare attualità ed importanza è stato il rilievo circa il disagio della famiglia nella società contemporanea di fronte al compito educativo.
Importante è stata anche l’osservazione riguardante la riscoperta, da parte delle nuove generazioni, del rapporto familiare rispetto alla letteratura antifamilista degli anni ’70, che aveva decretato la fine della famiglia.
E’ da questo postulato iniziale che il Vescovo Caprioli è partito per criticare il mondo degli adulti per la loro incapacità o rinuncia ad offrirsi come modello di valori, come punto di riferimento autorevole per i figli; carenza dalla quale deriva la povertà della famiglia sotto l’aspetto educativo.
Vi è, infatti, una tendenza dei genitori a delegare molto ai soggetti esterni alla famiglia il compito educativo, inoltre spesso si spera che sia l’altro coniuge ad impartire valori, ad essere più bravo. A questi fattori non positivi si somma la progressiva intrusione di modelli consumistici nei rapporti genitori-figli e l’enfasi posta su modelli educativi cosiddetti antiautoritari; modelli che inducono, nel rapporto stesso, ad una concezione paritetica e amicale che presuppone la rinuncia, da parte dell’adulto-genitore, del suo ruolo di punto di riferimento, di guida morale e spirituale.
Da questa debolezza educativa, infatti, deriva il fenomeno della adolescenza interminabile: in questo caso la famiglia diviene per il figlio, anche adulto, un “bene rifugio”, ma anche un mezzo per sfuggire alle proprie responsabilità di adulto.
In effetti, la famiglia contemporanea ricalca il modello generale della società del benessere: quello di offrire all’altro delle opportunità in termini di beni e servizi, pur essendo incapace di trasmettere i massimi significati della vita, come quelli di sposarsi, mettere su casa in proprio, procreare e aprirsi al mondo.
Bene ha fatto dunque il Vescovo a ricordare a tutti i genitori il loro dovere di essere prima di tutto educatori e, in senso più generale, testimoni morali, attraverso l’esempio, dei loro figli: testimoni, prima che amici e confidenti.
(Fabio Filippi)