Continua a trovare una certa eco la denuncia di un’associazione di consumatori (Assoutenti) che contesta i criteri adottati nei Contratti di Servizio fra Trenitalia e Regioni per calcolare il costo, e quindi determinare il prezzo, dei servizi di trasporto ferroviario regionale. L’associazione arriva addirittura ad insinuare che RFI (Rete Ferroviaria Italiana) possa aver fatto lievitare artatamente le percorrenze dei treni regionali per consentire a Trenitalia di “incassare più soldi”, considerato che la durata dei servizi incide sul loro prezzo finale.
Si tratta di una insinuazione gravissima e infondata, di fronte alla quale FS farà valere i propri diritti a tutela della propria immagine e rispettabilità. Occorre fare da subito chiarezza.
Gli attuali Contratti con le Regioni sono stati approntati sulla base di un catalogo (strumento di trasparenza tra committente e fornitore) nel quale i costi dei singoli servizi disponibili, e acquistabili dalla Regione, sono stati calcolati da Trenitalia prendendo come base di riferimento i costi e i tempi di percorrenza medi del 2006. Nel definire il catalogo Trenitalia ha applicato, ai costi del 2006, una riduzione del 9%, assumendosi pienamente il relativo rischio di impresa.
Il Catalogo è stato poi presentato alle Regioni che lo hanno accettato, ritenendo i prezzi e le modalità contrattuali proposte assolutamente convenienti e utili, tra l’altro, a garantire un sistema di investimenti a favore della stessa utenza regionale.
In ogni caso, se si intende fare un confronto sui tempi di percorrenza, il termine di paragone è pertanto il 2006 e non, come invece propone Assoutenti, il 1995. Ebbene, dal 2006 ad oggi la media dei tempi di percorrenza dei treni regionali non è affatto aumentata. Nonostante il numero di fermate richieste dalle Regioni sia cresciuto, passando dalle 64.716 al giorno di inizio 2006 alle 66.643 odierne, la media della velocità commerciale dei treni regionali (56 km/h incluse le fermate) e di quella di marcia (66 km/h al netto delle fermate) è rimasta costante dal 2006.
Viene quindi a mancare il presupposto stesso della denuncia di Assoutenti. Ai casi puntuali addotti dall’associazione per avallare la propria teoria ve ne sono tanti altri che vanno in senso contrario, con diminuzione dei tempi di percorrenza. In un caso e nell’altro le variazioni sono per lo più riconducibili a scelte di programmazione operate dal committente Regione (aumento o diminuzione di fermate, richiesta di coincidenze con treni nazionali e internazionali, scelta di utilizzare un’infrastruttura piuttosto che un’altra).
Va anche ribadito che il fattore tempo è soltanto uno dei parametri per definire il costo e il prezzo di ogni servizio. Alla loro determinazione concorrono anche la composizione del treno, la fascia oraria e il giorno di effettuazione del servizio, l’età del materiale rotabile scelto, i servizi accessori richiesti.
Oltre che scorretto, perché come precisato non costituisce il giusto termine di confronto temporale, resta anche privo di senso voler paragonare i tempi di percorrenza di oggi con quelli di 15 anni fa. La notevole e continua crescita di viaggiatori, il numero dei treni in circolazione sulla rete, insieme all’aumento di fermate, soprattutto all’interno dei nodi urbani, hanno modificato nettamente la fisionomia e le caratteristiche dell’offerta ferroviaria regionale rendendo impossibile ogni serio paragone.