Dal mese di febbraio prenderà il via un progetto estremamente innovativo: nei nove comuni del Distretto di Mirandola, i pazienti oncologici in terapia palliativa che hanno difficoltà a spostarsi, in caso di precise e codificate indicazioni potranno effettuare le trasfusioni direttamente al proprio domicilio. Questo particolare e delicatissimo genere di assistenza a domicilio sarà possibile grazie alla collaborazione con l’Associazione Malati Oncologici Nove Comuni (AMO), che rimborserà per intero il costo di un medico oncologo assunto dall’Azienda USL in servizio al Day Hospital oncologico di Mirandola, che si dedicherà esclusivamente al progetto in questione. L’AMO ha anche donato un’auto a supporto del servizio infermieristico domiciliare, in modo da rendere possibili le trasfusioni a domicilio dei pazienti.
La peculiarità del progetto – che sarà presentato sabato 29 gennaio all’Auditorium Castello Pico della Mirandola durante il convegno “Le trasfusioni ematiche in ospedale ed il progetto trasfusivo a domicilio rivolto a pazienti onco-ematologici”, con inizio alle 9 – è che si tratta di un’attività basata sull’integrazione fra ospedale e territorio: l’iniziativa infatti prevede il coinvolgimento in modo coordinato della direzione sanitaria dell’Azienda USL, del Servizio trasfusionale del Policlinico di Modena, della direzione sanitaria dell’ospedale di Mirandola, del Dey Hospital Oncologico e del Pronto soccorso di Mirandola (per tutta la parte relativa alla frigo emoteca), della direzione del distretto, dell’Unità Operativa di Cure primarie di Mirandola, dei medici di medicina generale e del Servizio infermieristico domiciliare. I destinatari del servizio sono principalmente i pazienti dimessi dal Day Hospital oncologico e presi in carico domiciliare dal medico di famiglia e dal servizio infermieristico domiciliare. Particolarmente importante il ruolo del medico di famiglia che di fatto è il vero gestore del progetto.
La procedura, concepita in modo da garantire l’assoluta sicurezza di tutti i passaggi così come la tracciabilità del sangue e l’appropriatezza della prestazione, funzionerà in questo modo: il medico di famiglia che segue il paziente, di concerto con il Day Hospital oncologico, valuta la necessità della trasfusione. Il servizio infermieristico domiciliare a questo punto si reca dal paziente per effettuare il prelievo del sangue, che viene inviato al Centro trasfusionale del Policlinico di Modena. Qui viene preparata la sacca col sangue, che viene recapitata alla frigoemoteca di Mirandola, situata all’interno del Pronto Soccorso, dove c’è uno spazio apposito dedicato al progetto. Infine il personale del servizio infermieristico e il medico del Day Hospital oncologico si recano a casa del paziente per la trasfusione.
La messa a punto dell’iniziativa ha richiesto uno scrupoloso lavoro di verifica di tutti gli aspetti normativi e medico-legali, legati ovviamente alla necessità di operare in condizioni di massima sicurezza. Quest’ultimo aspetto è stato particolarmente seguito da Alessandro Badiali, della direzione sanitaria dell’Azienda USL di Modena. Nell’ideazione del progetto hanno avuto un ruolo importante anche la dott.ssa Elena Bandieri, Referente Formazione Aziendale in Cure palliative in oncologia, Fabrizio Artioli, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia di Carpi – Mirandola, e Donatella Pozzetti presidente di AMO Nove Comuni.