La richiesta di Hera alla Provincia di non porre limiti all’uso di rifiuti speciali come combustibile all’inceneritore di Via Cavazza a Modena, smaschera quell’ipocrisia che sta dietro le politiche imprenditoriali dell’azienda multiutility. L’inceneritore doveva essere solo uno strumento a valle del ciclo dei rifiuti, di servizio all’autosufficienza impiantistica della nostra provincia.
Ma per fare le cose sul sicuro si è costruito il più grande inceneritore della Regione e già qualche sospetto era legittimo averlo. Si doveva, dicevano gli EcoDem del partito di governo locale, via via che la raccolta differenziata aumentava, dismettere le vecchie linee non più necessarie. Si costruiscono a tavolino valori percentuali di raccolta differenziata taroccati, inserendovi all’interno tutti i rifiuti speciali assimilati raccolti presso le utenze commerciali e le attività produttive al solo scopo di risultare in regola con le norme. E poi si chiede di poter bruciare senza limite proprio quei rifiuti speciali. Allora si abbia il coraggio di ammettere che l’inceneritore non è al servizio della gestione del ciclo dei rifiuti.
L’inceneritore è un’oca dalle uova d’oro, l’inceneritore è una fonte di introiti per le casse della città, o almeno così vogliono farlo risultare i dirigenti interessati di Hera sfuggiti ad ogni controllo. Forse sarà banale ripeterlo, ma l’ipocrisia e l’ignoranza espressa nelle parole del sindaco Pighi sta tutta nel convincerci che aumentare la raccolta differenziata e parallelamente i regimi lavorativi dell’inceneritore sia un’operazione vantaggiosa per risolvere i problemi dei rifiuti a Modena, quando in realtà sono due pratiche totalmente in contrasto fra loro..
Noi pensiamo invece che l’inceneritore sia solo un pesante, insopportabile costo per il nostro territorio, un costo sanitario per le patologie che producono le sue emissioni, un costo incalcolabile, ma che sia anche un costo economico, per la sua costruzione, per il suo funzionamento, per il mancato reddito derivante dalla vendita sul mercato dei rifiuti recuperati e riciclati.
Siamo per un ciclo virtuoso del trattamento dei rifiuti, seguendo l’esempio dell’impianto di Vedelago, dove fino al 99% del materiale in ingresso viene riciclato e reimmesso nel circuito economico/industriale riconvertendo il rifiuto in risorsa, sia economica che occupazionale. Il tutto senza inquinare e senza sprecare sussidi pubblici, vedi cip 6 e certificati verdi, senza i quali questi mostri sarebbero definitivamente chiusi.
A proposito, segnaliamo il nostro stupore e rammarico per le considerazioni gravemente errate dell’assessore all’ambinete Arletti secondo la quale, citiamo, l’impianto lavora “solo sul sistema plastica” fornendo informazioni errate e disinformanti sulle reali potenzialità di questi sistemi di trattamento. Forse i nostri amministratori locali, invece di dire che hanno già visitato l’impianto dovrebbero farlo più spesso; rinnoviamo quindi a quest’ultimi l’invito a partecipare alla gita che faremo il 23 ottobre a Vedelago.
Maggiori informazioni le potrete trovare sul nostro sito www.modena5stelle.it
Un tempo si diceva mandare all’ammasso l’intelligenza, ora si può dire che la si manda all’inceneritore.
(Movimento5stelle modena e provincia. Il Portavoce, Carlo Valmori)