Uccisa e sciolta nell’acido in un terreno a San Fruttuoso, vicino a Monza. Così è morta Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia sparita a Milano nel 2009. Una vera e propria “esecuzione” secondo il giudice per le indagini preliminari che si occupa del caso. Nella notte, su richiesta della Dda di Milano, i carabinieri hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare per persone ritenute coinvolte nella scomparsa e nell’omicidio della donna che si era ribellata alla ‘ndrangheta facendo dichiarazioni sulle cosche di Crotone. Insieme agli arresti, eseguiti tra Lombardia, Calabria e Molise, sono scattate le perquisizioni. Tra i destinatari delle richieste di arresto anche l’ex convivente della donna e padre della figlia, C.C., di 40 anni.

La donna, alla quale non era stato concesso il programma di protezione dopo le sue testimonianze, secondo gli inquirenti fu prima uccisa con un colpo di pistola e poi sciolta nell’acido. Era il 20 novembre scorso quando la donna era arrivata a Milano per consentire alla figlia minorenne di incontrare per alcuni giorni il padre. Cinque giorni dopo, il 25 novembre, la figlia e il suo ex convivente denunciano la scomparsa della donna. Una scomparsa che risale alla sera prima, secondo quanto ricostruito dalle indagini.

Con uno stratagemma l’uomo e i suoi complici riescono ad allontanare la figlia dalla madre portandola da alcuni parenti. La Garofalo, mentre attende in zona Arco della Pace il ritorno della figlia, viene avvicinata, costretta a salire sull’auto dell’ex convivente e uccisa.