Sono circa 4.500 in Emilia-Romagna, tra coloro che hanno ottenuto una protezione dallo Stato italiano e coloro che hanno fatto domanda di asilo e attendono ancora una risposta. Provengono soprattutto da Eritrea, Costa d’Avorio, Nigeria, Afghanistan, Somalia e fuggono da dittature, guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani. E’ quanto emerge dal monitoraggio annuale del progetto “Emilia-Romagna terra d’asilo”, che ha un nuovo capofila, il Comune di Reggio Emilia.
Di queste persone, della loro protezione e accoglienza, sancita anche a livello europeo e internazionale, in Italia si occupa una rete di enti locali insieme ad associazioni e cooperative sociali: il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Attualmente in Emilia-Romagna esistono nove progetti – a Rimini, Forlì, Ferrara, Ravenna, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Fidenza – inseriti nella rete nazionale Sprar, per un totale di 245 posti, finanziati tramite un bando nazionale del ministero dell’Interno. A fine settembre il bando è stato riaperto e per la prima volta i progetti avranno validità triennale (2011/2013).
“Il mio auspicio – afferma l’assessore regionale alle Politiche sociali e di integrazione per l’immigrazione Teresa Marzocchi – è che al nuovo bando si ripresentino e siano nuovamente approvati tutti e nove i progetti già avviati negli scorsi anni, ma non solo: che ai territori già coinvolti nell’accoglienza in Emilia-Romagna si aggiunga quest’anno anche quello di Piacenza”. Il diritto di asilo “è un diritto fondamentale – aggiunge l’assessore – e la tutela di chi fugge dalle dittature e dalle guerre è un dovere di ogni società democratica. Senza contare che i rifugiati possono rappresentare una grande risorsa, sociale e culturale, per i Paesi che li accolgono”.
“Emilia-Romagna terra d’asilo”
La Regione Emilia-Romagna è l’unica regione in Italia ad aver adottato, insieme agli enti locali, ai sindacati e a diverse realtà del terzo settore, un protocollo d’intesa per assicurare ai rifugiati accoglienza e possibilità di integrazione “armoniche” a livello regionale. Dal protocollo è nato nel 2005 il progetto “Emilia-Romagna terra d’asilo”, che ha l’obiettivo di ampliare e supportare la rete dei partner, realizzare un monitoraggio annuale, organizzare corsi di formazione per operatori degli enti locali, forze dell’ordine e terzo settore. Da quest’anno l’ente capofila del progetto è il Comune di Reggio Emilia. “Il lavoro di rete si è dimostrato negli scorsi anni decisamente efficace per diffondere attività di accoglienza e buone prassi, oltre che per dare informazioni corrette sui diritti umani delle persone, perché questo è il tema di base legato alla popolazione rifugiata, che nulla ha a che fare con quello dell’immigrazione clandestina” spiega l’assessore a Coesione e Sicurezza Sociale del Comune Franco Corradini. “In questo modo, grazie alla rete, si valorizzano e si diffondono le risorse presenti sui territori. Sono orgoglioso del ruolo di primo piano che assume da ora il Comune di Reggio Emilia a livello regionale; continueremo quanto di buono è stato fatto finora, grazie all’impegno di Regione, enti locali e terzo settore”.